Gabriele Parpiglia in questi giorni non si ferma più. Con il lancio del suo libro — Sotto Attacco Di Panico – La Mia Storia, Il Mio Burnout, La Mia Ripartenza — si è aperto in una lunga intervista a Today.it. Racconta di burnout, di quella fatica invisibile che spesso si nasconde dietro al successo.
Ma soprattutto ha parlato di un mondo lavorativo che troppo spesso nasconde insidie e rapporti tossici. E lui, che ci è passato, non ha paura di raccontarlo, senza filtri.
Gabriele Parpiglia, i rapporti complicati con Signorini e Bruganelli: un retroscena amaro
Nella sua chiacchierata, Gabriele Parpiglia non ha risparmiato nessuno. Ha tirato fuori i conti non saldati, le promesse mancate, le ferite nascoste. Due nomi sono emersi con forza: Sonia Bruganelli e Alfonso Signorini. Due volti noti, con cui ha lavorato ma oggi i rapporti sono finiti male, anzi, si può dire quasi spariti.
Con Sonia Bruganelli, la storia è quasi paradossale, racconta Parpiglia nell’intervista: lei sui social ha parlato di averlo licenziato. Gabriele Parpiglia ha risposto con una stoccata che non lascia spazio a dubbi: “Ieri ho scoperto che Sonia Bruganelli mi ha licenziato senza avermi mai assunto, liquidato o pagato i contributi!” Questo il titolo di un articolo pubblicato nella sua newsletter. Una risposta al veleno, dove spiega che quello che chiamano “licenziamento” è una parola vuota, senza senso.
Di Signorini, invece, parla in modo diverso. Il silenzio del conduttore sui social, il suo ringraziamento a tutti gli autori del settimanale Chi senza mai citarlo, è stato come un colpo basso dice il giornalista. “E se qualche dimenticanza c’è stata, è certo voluta” ha detto Signorini, facendo capire che la sua memoria premia solo il talento “vero”. Parpiglia non l’ha presa bene. “Mi ha tradito,” ha confessato, “ho le prove, ma ancora non le ho sviscerate. Lo farò più avanti, quando sarà il momento.”
Le lezioni di Gabriele Parpiglia: quando dire no diventa una rivoluzione?
Tra i consigli più duri, ma anche più sinceri, c’è quello di imparare a dire no. Gabriele Parpiglia racconta di aver detto sì troppo spesso, anche quando avrebbe dovuto dire no. “Nei gruppi di lavoro dicono sempre: ‘Siamo una famiglia’ — e lì devi scappare.” Una frase semplice, quasi banale, ma che racchiude una verità dura: non tutto quello che si chiama famiglia lo è davvero.
Oggi, con il libro in mano e la consapevolezza ricostruita, Parpiglia invita a riconoscere quando una strada è tossica. E a trovare il coraggio di voltare pagina. Perché non si tratta solo di lavoro, ma di salute mentale, di rispetto, di dignità.
Un viaggio intenso, quello di Parpiglia, che racconta con il cuore in mano e con qualche ferita aperta. Ma soprattutto, un messaggio chiaro: nessuno deve sentirsi obbligato a restare in una famiglia sbagliata.