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Scoperto l'uccello del terrore: il volatile preistorico di cui tutti avevano paura

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Il cosiddetto uccello del terrore era un predatore apicale vissuto oltre 50 milioni di anni fa

I paleontologi hanno portato alla luce due falangi fossili di un antico uccello carnivoro sull’isola di Seymour, in Antartide. Si ritiene che fosse un volatile spaventoso e letale.

Scoperto l’uccello del terrore

Gli antichi resti di quello che viene considerato l’uccello del terrore sono stati rinvenuti sull’Isola Seymour, nell’Antartide occidentale. “Queste falangi appartenevano a un predatore gigante, che si stima avesse una massa corporea di circa 100 kg” hanno dichiarato la dottoressa Carolina Acosta Hospitaleche dell’Universidad Nacional de La Plata e il dottor Washington Jones del Museo Nacional de Historia Natural dell’Uruguay. I risultati della scoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Palaeontologia Electronica.

Il ritrovamento

Gli esemplari hanno un’età di circa 50 milioni di anni e dovrebbero risalire all’inizio dell’Eocene. Appartengono a un tipo di forusracidi, comunemente noti come uccelli del terrore. Si tratta di una famiglia di volatili carnivori dell’ordine dei Cariamiformes. “I Cariamiformes sono un ordine di uccelli prevalentemente terrestri che presenta una significativa diversificazione nel passato, ma solo due specie vivono oggi in Sud America“, hanno spiegato i paleontologi. “Nonostante la ricca documentazione fossile, le relazioni filogenetiche e biogeografiche all’interno di questo ordine rimangono poco conosciute“.

Di cosa si nutriva

Gli uccelli del terrore antartici hanno probabilmente predato piccoli marsupiali e ungulati di medie dimensioni. “Sono cacciatori attivi che hanno svolto il ruolo di predatori apicali continentali, che spetta ai mammiferi nelle comunità antartiche del Paleogene” hanno dichiarato i ricercatori, aggiungendo “I grandi uccelli simili ai Phorusrhacidae rappresentano una corporazione finora sconosciuta in Antartide“. Secondo gli studiosi, infatti, “queste scoperte rimodellano in modo inequivocabile la nostra comprensione della dinamica degli ecosistemi continentali antartici del primo Eocene“.