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Sgombero Askatasuna accende la protesta: corteo a Torino e scontri con la polizia

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Torino, corteo contro lo sgombero di Askatasuna: tensioni con la polizia e partecipazione di attivisti da tutta Italia. Tutti gli aggiornamenti.

A Torino, la città è tornata al centro dell’attenzione nazionale dopo lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Gli autonomi hanno risposto con un corteo di circa cinquemila persone, tra tensioni con la polizia, slogan di protesta e la partecipazione di attivisti provenienti da tutta Italia. Non sono mancate le reazioni del mondo politico.

Corteo a Torino contro lo sgombero di Askatasuna

A due giorni dallo sgombero del centro sociale Askatasuna, circa cinquemila persone si sono radunate nel pomeriggio di oggi, sabato 20 dicembre, a Torino per manifestare contro l’intervento delle forze dell’ordine. Il corteo, partito da Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, ha attraversato il centro cittadino fino alla chiesa della Gran Madre, percorrendo le vie principali del quartiere Vanchiglia.

Oltre ai torinesi, erano presenti attivisti provenienti da Genova, Bologna, Milano, dalla Lombardia e dal Nord-Est, con numerose bandiere NoTav e della Palestina. I manifestanti hanno scandito slogan come Askatasuna vuol dire libertà, nessuno ci fermerà e guai a chi ci tocca, annunciando che la nostra storia non è finita con uno sgombero e che la mobilitazione continuerà nei prossimi mesi.

L’organizzazione del corteo ha previsto interventi al microfono, con attivisti locali e rappresentanti di altri collettivi che hanno espresso solidarietà e ribadito la volontà di resistere: Andiamo avanti fino alla vittoria, sempre dalla parte dell’Askatasuna. La partecipazione di famiglie e giovani studenti ha evidenziato il sostegno della comunità locale al centro sociale, considerato un punto di riferimento culturale e politico da circa trent’anni.

Sgombero Askatasuna, tensioni e scontri con la polizia: le reazioni delle istituzioni

Dopo un inizio pacifico, il corteo ha visto crescere le tensioni in Corso Regina Margherita, nei pressi della palazzina sgomberata. Un gruppo di manifestanti incappucciati ha tentato di sfondare il cordone della polizia a circa 500 metri dalla sede occupata, lanciando bottiglie, oggetti, bombe carta e fuochi d’artificio. Le forze dell’ordine hanno risposto con idranti e lacrimogeni, mentre alcuni manifestanti hanno dato fuoco a cassonetti utilizzati come barricate.

Tra le reazioni istituzionali, il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia, ha definito gli scontri “azioni riconducibili a facinorosi che non riconoscono alcuna legalità, mentre il vicepremier Antonio Tajani in visita a La Stampa ha commentato: “Quello che sta succedendo a Torino dimostra che il governo ha fatto bene a prendere una decisione ferma“.

Dal fronte dei manifestanti, il portavoce Stefano, come riportato dall’ANSA, ha dichiarato: “Lo sguardo non è solo su Askatasuna, ma ben oltre. L’attacco che è stato fatto non è a un centro sociale di quartiere ma al movimento in generale”, annunciando nuovi appuntamenti, tra cui un’assemblea cittadina il 17 gennaio e un corteo nazionale il 31 gennaio.

La nostra storia non è finita con uno sgombero se il ministro Piantedosi pensa di aver ottenuto una vittoria con lo sgombero di Askatasuna si sbaglia di grosso. Ci troverà in ogni angolo delle città“, queste parole hanno segnato la conclusione della manifestazione.

Fasci di luce hanno illuminato piazza Vittorio Veneto al termine del corteo, mostrando scritte contro la polizia, il sindaco e la premier.