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Silvio Berlusconi contro il governo Conte

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Per il leader di Forza Italia il decreto Dignità, "disastroso", dimostra che il M5S "non è adatto a governare".

Silvio Berlusconi attacca nuovamente il Movimento Cinque Stelle ma mantiene aperto il dialogo con la Lega. Intervenuto a margine degli stati generali di Forza Italia in Abruzzo, il leader del partito di centrodestra critica aspramente il Decreto Dignità, per il quale il M5S si è speso attivamente. Tuttavia le frasi pronunciate da Berlusconi, se molto dure nel bocciare il provvedimento dell’esecutivo, sono più accomodanti nei confronti della Lega. Il partito, alleato di Forza Italia e di Fratelli d’Italia alle scorse elezioni politiche, ha siglato- come è noto- un ‘contratto di governo’ con i pentastellati, ma la coalizione di centrodestra è tuttora unita in molte amministrazioni locali.

“M5S incapace di governare”

Il decreto Dignità “è disastroso”, afferma Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente durante gli stati generali di Forza Italia a Pescara, promettendo che il suo partito darà “dura battaglia” in Parlamento per modificare il provvedimento. Il leader di FI, attribuendo la misura al solo M5S, riscontra un pensiero ideologico non liberale, tipico a suo dire della sinistra novecentesca: “Con questo provvedimento i Cinque Stelle confermano non solo di essere del tutto inadatti e incapaci di governare, ma anche di essere prigionieri delle vecchie ideologie della sinistra, che la sinistra ha ormai abbandonato”. Il decreto Dignità dimostra, sempre secondo le parole di Berlusconi, che i pentastellati hanno interiorizzato posizioni che non giovano al Paese, perché “di tutto l’Italia avrebbe bisogno meno che di politiche veterocomuniste, pauperiste, giustizialiste, illiberali, che già stanno dando effetti preoccupanti“.

Il governo e il centrodestra

Silvio Berlusconi mantiene però una mano tesa nei confronti della Lega, pur criticando uno dei primi provvedimenti del governo Conte, che sarà oggetto di dibattito parlamentare. Ma d’altra parte invita la Lega, alleata nella coalizione di centrodestra formalmente ancora in vita, a operare una mediazione. Il leader di Forza Italia non lancia aut aut ma tiene ferme alcune posizioni. Tra queste, la collocazione di FI tra i Popolari europei: “Vogliamo restare parte integrante dell’Europa, parte integrante del Ppe, della democrazia, della libertà in Europa”. In questo senso, “la nomina di Antonio Tajani ha un valore molto chiaro”. L’attuale presidente del Parlamento europeo dovrebbe candidarsi alle prossime elezioni europee del 2019, secondo Berlusconi, “come nostro capolista al Sud”, per dimostrare l’attenzione che che il partito ha nei confronti del Meridione. Come precisato in precedenza, non è messo in dubbio il progetto che ha permesso la creazione della coalizione di centrodestra, “se c’è unità e lealtà“, soprattutto in prospettiva perché “esaurita la spinta emotiva e il voto di protesta, il centrodestra tornerà a essere la maggioranza politica ed elettorale di un Paese serio e consapevole come il nostro”. “L’eccezionalità della situazione politica nazionale” non deve affatto “compromettere la coesione dei programmi e dei contenuti della nostra coalizione”. Berlusconi affida la responsabilità della sopravvivenza del centrodestra al Carroccio: “Sta piuttosto a chi ha voluto dare vita al governo Conte riuscire a far valere quelle stesse idee e quegli stessi contenuti nell’azione di governo nazionale“. Un’opera di mediazione estremamente complessa e il leader di Forza Italia lo sa. Intervistato da Alessandro Sallusti per Il Giornale, Berlusconi ammette che la flat tax difficilmente sarà realizzata: “Ho dei seri dubbi. La flat tax è incompatibile con i programmi pauperisti dei Cinque Stelle, come il cosiddetto reddito di cittadinanza. Intendo naturalmente una flat tax vera, che per funzionare deve rivolgersi a tutti, famiglie e imprese, e deve consistere in una sola aliquota”.