Meno di un mese dopo il vertice di Busan, Xi Jinping e Donald Trump si sono confrontati nuovamente, questa volta con una telefonata, per discutere di commercio, della pace in Ucraina e della delicata questione di Taiwan. Il colloquio, richiesto da Pechino, segna un momento strategico nei rapporti tra Cina e Stati Uniti e potrebbe influenzare gli equilibri geopolitici in Asia e oltre.
Nuovo dialogo tra Pechino e Washington: un vertice strategico
Meno di un mese dopo il vertice di Busan, Xi Jinping e Donald Trump hanno avuto un nuovo colloquio, questa volta telefonico, lunedì 24 novembre. L’incontro segue la tregua commerciale di un anno concordata tra Cina e Stati Uniti in Corea del Sud, ma il suo significato va oltre i rapporti economici. La conversazione si colloca in un momento cruciale per gli equilibri globali, tra la guerra in Ucraina e il piano di pace promosso dalla Casa Bianca, e le tensioni crescenti tra Cina e Giappone legate a Taiwan.
Fattore insolito, il contatto è stato richiesto da Pechino, a differenza delle precedenti interazioni in cui era stata l’amministrazione Trump a sollecitare il dialogo. Xi ha probabilmente colto l’opportunità di discutere di Taiwan, considerando l’apertura di Washington a considerare le posizioni di Mosca sul conflitto ucraino.
Il tempismo della telefonata appare calibrato: Trump punta a formalizzare l’accordo commerciale entro il Giorno del Ringraziamento o nelle prime settimane di dicembre, mentre la Casa Bianca cerca consenso internazionale per il suo piano di pace in Ucraina, obiettivi per i quali il sostegno cinese risulta strategico. Xi ha sottolineato “le nostre relazioni sono migliorate e possiamo dare un ulteriore slancio positivo”, confermando la volontà di Pechino di sostenere la mediazione americana, pur ribadendo la propria richiesta di maggiore margine di manovra su Taiwan.
“Il ritorno di Taipei alla Cina è un pilastro dell’ordine internazionale del dopoguerra”, ha dichiarato Xi, evocando la memoria della lotta contro fascismo e militarismo di 80 anni fa. Il messaggio, indirizzato anche al Giappone, segue le dichiarazioni della premier Sanae Takaichi su possibili interventi militari e il recente dispiegamento di missili a Yonaguni, e segnala la determinazione cinese a influenzare la stabilità regionale.
Telefonata tra Trump e Xi: commercio, pace e tensioni su Taiwan al centro del dialogo
Secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua, il colloquio ha confermato i progressi compiuti a Busan: “Le relazioni tra Cina e Stati Uniti sono rimaste generalmente stabili e sono migliorate, il che è stato ampiamente accolto con favore da entrambi i paesi e dalla comunità internazionale”.
Trump ha definito Xi “un grande leader” e ha apprezzato l’incontro in Corea del Sud, dichiarando “il nostro rapporto con la Cina è estremamente forte!”. Il presidente americano ha evidenziato i risultati raggiunti su commercio, soia e controlli sui materiali chimici utilizzati per la produzione di fentanyl, sottolineando la volontà di rafforzare gli accordi in essere.
Sul fronte diplomatico, la Cina ha ribadito il proprio supporto agli sforzi per la pace in Ucraina, auspicando un “accordo di pace equo, duraturo e vincolante”. Allo stesso tempo, il tema di Taiwan ha assunto un ruolo centrale: Xi ha chiarito che la riunificazione dell’isola rappresenta un elemento essenziale dell’ordine internazionale postbellico, mentre la risposta di Trump si è limitata a riconoscere l’importanza della questione, senza offrire rassicurazioni dirette a Taipei.
Entrambi i leader hanno inoltre confermato future visite reciproche — Trump ad aprile in Cina e Xi negli Stati Uniti nell’autunno del 2026 — come simbolo di un possibile rafforzamento della cosiddetta formula G2, il rapporto tra le due superpotenze che potrebbe incidere sugli equilibri globali e regionali.