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Conte-bis alla prova dei numeri, incognita al Senato

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Roma, 6 set. (askanews) - La crisi di governo aperta dalla Lega a Ferragosto si è chiusa nei tempi brevi auspicati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: dopo 16 giorni dalle dimissioni del premier Giuseppe Conte, il 20 agosto, fino all'assunzione piena di un nuovo incarico per il go...

Roma, 6 set. (askanews) – La crisi di governo aperta dalla Lega a Ferragosto si è chiusa nei tempi brevi auspicati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: dopo 16 giorni dalle dimissioni del premier Giuseppe Conte, il 20 agosto, fino all’assunzione piena di un nuovo incarico per il governo il 4 settembre. Ma il Conte-bis, M5s-Pd, dovrà affrontare subito la prova dei numeri: alla Camera e soprattutto al Senato, che rappresenta il primo scoglio prima della legge di bilancio, altro passaggio particolarmente delicato.

A sostenere il governo ci sono i due principali azionisti Pd e M5s, a cui si è aggiunta anche Leu, che ha anche ottenuto il ministero della Salute per Roberto Speranza. Disponibili anche i Gruppi per le Autonomie che però possono valutare un’astensione per i problemi avuti “con i cinquestelle sull’autonomia”.

Un “no” era stato pronunciato da Emma Bonino, leader di +Europa, ma Bruno Tabacci, presidente di +Europa, si è detto favorevole, provocando una spaccatura. Alla Camera si vota la fiducia lunedì 9 settembre. La situazione è tranquilla: i soli gruppi di M5s, con 216 deputati, Pd con 111 e Leu con 14 deputati raggiungono 341 voti, ben di più dei necessari 315. Il 10 settembre, invece, la fiducia al Senato ha numeri più risicati. I Cinquestelle hanno 107 senatori e il Pd 51: i ‘giallorossi’ da soli si fermano a 158, tre in meno rispetto a quelli che servono per la maggioranza. Mancano dal calcolo i sei senatori a vita, il gruppo Misto – Leu e la pattuglia degli ex Cinquestelle, Emma Bonino e i due rappresentanti del Maie (italiani all’Estero) – e di quelli delle Autonomie.

Alcuni, come il dissidente M5s Gianluigi Paragone e il senatore del Pd Matteo Richetti, hanno annunciato che voteranno contro. Così come, di sicuro, non voteranno la fiducia Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Giorgia Meloni ha lanciato una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio nel giorno della fiducia a cui ha aderito anche la Lega di Matteo Salvini che ha poi rilanciato con un’altra manifestazione sabato 19 ottobre a Roma per, ha detto l’ex vicepremier, i “tanti italiani che sono disgustati e inorriditi di fronte al mercato vergognoso di queste settimane”.