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Italia, tra sfide e novità: cosa è la web tax e come cambia per le Big Tech

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Mentre l’Europa rimane ferma sulla web tax, l’Italia ha già definito la sua strada. Scopri cosa è la web tax e quali sono le tensioni internazionali che la accompagnano.

La discussione su cosa è la web tax in Italia resta vivace, mentre il Paese sceglie di farsi sentire senza aspettare.

Web tax, Italia avanti da sola: cosa è e perché non c’è ancora un accordo europeo

Sembrava destinata a sparire. Un sacrificio da offrire a Washington, pur di tenere buoni i rapporti.

E invece niente. La web tax europea – quella che dovrebbe far pagare le tasse ai colossi del digitale dove i soldi li fanno davvero – non c’è. Non una riga nel Bilancio 2028–2034 della Commissione. Silenzio. Calcolato, probabilmente.

Eppure qualcosa si è mosso. La tassa sulle attività digitali aleggiava come un fantasma sull’incontro tra Trump e von der Leyen in Scozia. Ma nessun annuncio. Nessun impegno scritto. E il motivo è chiaro: per approvare una web tax europea serve l’unanimità. E mettere tutti d’accordo, oggi, è praticamente impossibile. Più facile convincere un algoritmo a non tracciarti.

Ma andiamo al punto. La web tax cosa è? È un’imposta pensata per colpire i giganti del tech – Google, Meta, Amazon, Apple. Quelli che fanno profitti miliardari dai nostri clic, dai dati, dai comportamenti. Anche solo una ricerca su Google genera valore. Per loro.

E come li generano, questi profitti? Pubblicità, certo. Ma anche vendita di dati. Profilazione. Ogni nostro gesto online diventa qualcosa che si può vendere. Non si vede, non si tocca. Ma vale. E tanto.

Cosa è la web tax in Italia e perché fa ancora discutere?

E allora? L’Italia ha deciso di muoversi da sola. Niente attese. Dal 2020 ha introdotto una sua versione nazionale: la Digital Service Tax. Tre per cento di imposta sui ricavi generati in Italia dalle piattaforme digitali. Ma solo per chi fattura almeno 750 milioni nel mondo. Tradotto: una tassa che colpisce chi fa soldi qui senza nemmeno avere una sede.

Nel 2024 ha fruttato 455 milioni. L’85% da aziende americane. Non sono cifre da capogiro, soprattutto se le confronti con i 24 miliardi di tasse che pagano ogni anno le piccole e medie imprese italiane. Però, è qualcosa. Un segnale.

Dagli Usa, però, arrivano segnali opposti. Trump è stato chiaro: per lui la web tax è ostile. Una minaccia per le Big Tech statunitensi. E la Casa Bianca ha già detto che l’Ue si sarebbe impegnata a non introdurla.

Bruxelles ha smentito. Secca. “Il diritto di regolamentare il digitale resta nostro”. Una frase, un messaggio.

E ora? Tutto sospeso. Niente è davvero chiuso. Ma nemmeno fermo. L’Italia, intanto, continua a camminare da sola.