Argomenti trattati
Con l’avvento di una società molto più portata per la tecnologia digitale, si sono sviluppate anche quelle che potrebbero definirsi vere e proprie patologie legate alla perenne presenza online. Non sarà difficile da credere, se solo ci si guarda intorno. Il fatto di aver imparato a rivolgersi sempre a uno schermo per comunicare, per avere risposte e per passare il tempo ha alterato la nostra capacità intellettiva? Questo problema, che sembra interessare moltissime persone, è definito “demenza digitale”. Vediamo, allora, in cosa consiste.
La demenza digitale
Nuove definizioni per nuovi disturbi nascono parallelamente allo svilupparsi di nuove abitudini. La demenza digitale altro non è che la dipendenza da piattaforme tecnologiche, Internet in primis. In Germania è stato stimato che circa 250.000 soggetti, tra i 14 ed i 24 anni, soffre di tale patologia, mentre gli altri 1,4 milioni sono considerati internauti problematici. Questo tipo di demenza non è affatto da sottovalutare. La dipendenza, infatti, è solo il primo passo verso un disturbo molto più serio. In seguito, infatti, il soggetto potrebbe sviluppare problemi più seri di tipo cerebrale, come la mancanza di attivazione sinaptica e la conseguente atrofia e morte cellulare. L’incapacità di allenare e aggiornare la mente usando i normali stimoli che ci circondano, infatti, può dare a un disturbo tutt’altro che semplice da gestire.
La teoria di Manfred Spitzer
La patologia della demenza digitale è stata scoperta dal dottor Manfred Spitzer, uno psichiatra tedesco che si è dedicato allo studio dell’impatto tecnologico sulla mente. Spitzer ha affermato che questa dipendenza dai dispositivi tecnologici odierni (cellulari, TV, PC) provoca la perdita delle proprie capacità intellettive e comunicative. In conseguenza a questo poco allenamento mentale, seguono mancanza di saggezza, di equilibrio e di buon senso. Gli effetti, inoltre, sono ancora più gravi nei bambini e negli adolescenti. In loro, infatti, il cervello non è ancora del tutto formato. I risultati di questa demenza digitale sono ben visibili nella società odierna: pochi ragazzi al giorno d’oggi, sono infatti capaci di riflettere e restare concentrati a lungo.
Le motivazioni
Un abuso di dispositivi tecnologici espone la mente a dei rischi. L’uso massivo del computer porta ad un allenamento insufficiente della mente. Il contatto tramite social impedisce un corretto sviluppo dei sistemi di comunicazione e socializzazione. Per questo, secondo Manfred Spitzer, occorre prendere provvedimenti. E a farlo devono essere coloro che vedono e influenzano questo modus operandi. Gli intellettuali, certo. Ma anche, e soprattutto, insegnanti e genitori, che devono instradare i giovani all’apprendimento vecchio stile. Devono aiutare i bambini e gli adolescenti a staccare lo sguardo dai dispositivi elettronici per tornare a occuparsi della realtà.