La tragedia di Paolo Mendico, 15enne suicida di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, ha acceso i riflettori sul lato più oscuro della vita scolastica: il bullismo prolungato e silenzioso. Vittima di insulti, aggressioni fisiche e pressioni psicologiche fin dalle elementari, Paolo ha subito anni di vessazioni che, nonostante le segnalazioni della famiglia e i tentativi di supporto psicologico, non sono mai state affrontate in maniera efficace.
La sua morte, avvenuta nella cameretta di casa poche ore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, è un drammatico monito sul prezzo della solitudine e sull’urgenza di proteggere gli adolescenti dagli abusi tra pari e dalle mancanze istituzionali.
Tragedia a Latina: Paolo Mendico si toglie la vita dopo anni di bullismo
Paolo Mendico è stato trovato morto nella sua cameretta poche ore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Avrebbe usato la cordicella di una trottola per togliersi la vita, nonostante la sera precedente avesse inviato un messaggio ai compagni per farsi riservare un posto in prima fila. La tragedia ha scosso profondamente la comunità locale, che fatica a comprendere come un ragazzo sensibile e appassionato di musica, che suonava basso e batteria e che amava condividere momenti con il padre, possa essere stato spinto a un gesto così estremo.
Gli anni di bullismo scolastico, iniziati già in quinta elementare, con insulti sul suo aspetto fisico, aggressioni fisiche e pressioni psicologiche, hanno lasciato segni profondi. Anche i tentativi della famiglia di segnalare le vessazioni e di cercare supporto tramite sportelli psicologici non hanno evitato il dramma, e oggi il ricordo di Paolo è accompagnato da un senso di profonda solitudine e ingiustizia.
15enne suicida a Latina, il calvario di Paolo e la denuncia dei genitori
Le offese rivolte a Paolo includevano epiteti come “femminuccia” e “nano da giardino”, accompagnati da aggressioni fisiche: sputi, calci allo zaino e pugni sulla schiena. Alcuni compagni di classe si radunavano all’uscita per il pullman e spesso ne scaturivano risse tra di loro. A raccontarlo è Ester Del Giudice, assessore comunale alla Pubblica istruzione, che un anno fa aveva sollevato la questione presso la scuola, dando avvio a interventi di prevenzione: il referente anti-bullismo si era presentato in istituto e era stato attivato uno sportello psicologico. Seguirono incontri e avvertimenti della vicepreside rivolti agli studenti coinvolti, ma i ragazzi minimizzavano, definendo il tutto come “goliardia”.
Le autorità hanno avviato accertamenti per chiarire le circostanze del suicidio e individuare eventuali responsabilità penali, con l’iscrizione di un fascicolo per istigazione al suicidio e il sequestro di apparecchi elettronici del ragazzo e di alcuni coetanei, alla luce di possibili episodi di cyberbullismo. Le ispezioni ministeriali nelle scuole frequentate da Paolo mirano a verificare il rispetto delle norme contro il bullismo, che prevedono protocolli di intervento e sostegno ai minori vittime.
La famiglia del giovane denuncia anni di indifferenza, con segnalazioni rimaste senza risposta e atteggiamenti superficiali da parte di alcuni insegnanti. La preside dell’Istituto Pacinotti, invece, afferma che non sono state ricevute denunce formali e che il ragazzo frequentava lo sportello psicologico senza emergere criticità tali da richiedere ulteriori interventi.
La vicenda di Paolo ha acceso un dibattito sulla necessità di rafforzare la prevenzione del bullismo e sulla responsabilità degli adulti nel proteggere i minori, trasformandosi in un monito doloroso per tutta la società.