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Caso Almasri, Meloni fuori dall'indagine: l’annuncio ufficiale e la rabbia del presidente

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Archiviata la posizione di Meloni sul caso Almasri, restano indagati tre membri del governo per il rilascio del comandante accusato di crimini di guerra.

La vicenda legata alla liberazione di Almasri, capo della polizia libica, torna al centro del dibattito politico e giudiziario. Dopo settimane di tensioni e polemiche, è arrivato l’annuncio ufficiale: Giorgia Meloni non è più indagata nell’ambito dell’inchiesta. La premier era stata coinvolta nell’indagine per presunti illeciti connessi al rilascio, avvenuto in circostanze che avevano sollevato interrogativi sul ruolo dell’Italia.

Ma se da un lato la notizia del proscioglimento rappresenta un sollievo per Palazzo Chigi, dall’altro non si placa la rabbia.

Caso Almasri, archiviazione per Meloni: nessun coinvolgimento accertato

Il Tribunale dei ministri ha archiviato la posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’ambito dell’inchiesta sul caso Almasri, relativa al rilascio del capo della polizia libica accusato di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale.

L’arresto del generale libico, avvenuto a Torino nel gennaio scorso, aveva dato il via a una vicenda giudiziaria e diplomatica che ha coinvolto i vertici dello Stato. Secondo i magistrati, non esistono elementi sufficienti per stabilire che Meloni fosse stata informata con anticipo delle decisioni che portarono alla scarcerazione e al rimpatrio di Almasri, escludendo dunque un suo apporto diretto alla catena decisionale. La premier era stata indagata per favoreggiamento e peculato, ma la mancanza di riscontri concreti ha portato alla chiusura del procedimento a suo carico.

Caso Almasri, Meloni fuori dall’indagine: gli altri indagati e l’ipotesi di un disegno coordinato

Restano invece sotto inchiesta tre figure di primo piano dell’esecutivo: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Per tutti e tre si profila la possibilità che il Tribunale dei ministri richieda al Parlamento l’autorizzazione a procedere, passaggio necessario per portare avanti le indagini nei confronti di membri del governo.

Nel provvedimento di archiviazione riferito a Meloni, i giudici sottolineano che nei confronti degli altri tre indagati si procede separatamente, evidenziando un’ipotesi di condotta concertata, definita come un possibile «disegno criminoso». La loro mancata esclusione dall’inchiesta, a differenza della presidente del Consiglio, è un segnale che rafforza l’intenzione dei magistrati di approfondire il ruolo da essi svolto nella gestione dell’operazione di rimpatrio.

Caso Almasri, Meloni fuori dall’indagine: la reazione di Palazzo Chigi, una decisione che divide

La notizia dell’archiviazione ha suscitato la reazione decisa di Giorgia Meloni, che ha respinto con fermezza la ricostruzione dei giudici. Secondo la premier, è irrealistico pensare che i suoi ministri abbiano agito in autonomia su una vicenda di simile rilievo, senza il suo coinvolgimento. Da ambienti vicini a Palazzo Chigi emerge l’idea che la tesi dell’iniziativa isolata da parte di Piantedosi, Nordio e Mantovano sia non solo infondata, ma anche politicamente lesiva.

“Non sono Alice nel Paese delle Meraviglie. Sono il capo del governo. Non mi aspettavo che si potesse dire che i miei ministri governano a mia insaputa”.

In una comunicazione pubblicata sui social, Meloni ha rivendicato la piena coesione dell’azione di governo e il suo ruolo di guida nelle decisioni più delicate. Fonti governative suggeriscono che il proseguimento dell’inchiesta contro gli altri membri dell’esecutivo possa rispondere a una logica politica volta a indebolire la premier. La stessa Corte penale internazionale, intanto, continua a chiedere chiarimenti ufficiali al governo italiano sulle modalità del rilascio di Almasri, mai comunicato formalmente né discusso con l’Aia prima dell’esecuzione.

 

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