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Azovstal, Mori: "I russi l'hanno studiata bene, quei soldati gli servono vivi"

Azovstal - Mori

Il generale Mario Mori ha seguito ogni fase dell'assedio all'acciaieria di Mariupol ed è convinto che i russi abbiano studiato bene il piano.

Il generale Mario Mori ha commentato l’assedio all’acciaieria di Mariupol, dopo averne seguito attentamente ogni fase. È convinto che i russi abbiano studiato bene il piano. 

Azovstal, Mori: “I russi l’hanno studiata bene, quei soldati gli servono vivi”

Il generale Mario Mori, ex capo del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri e per cinque anni dell’Intelligence italiana anti-terrorismo, ha seguito ogni fase dell’assedio all’acciaieria di Mariupol e ne ha parlato in un’intervista per Il Mesaggero. “La resa dei combattenti del Reggimento d’Azov è manna dal cielo per i russi. Mosca cercherà ora di dimostrare che aveva una parvenza di senso l’invasione dell’Ucraina per de-nazificarla: li userà per contrapporli alla narrativa ucraina dei crimini di guerra commessi dai soldati russi” ha dichiarato. “Non credo che li uccideranno. Anzi, li gestiranno con attenzione, quelli che si sono arresi e quelli che ancora devono arrendersi. Ai russi servono in vita, non serve farli morire, sono merce mediatica. Per gli ucraini, invece, sono solo prigionieri da scambiare” ha aggiunto Mori, parlando dei soldati e del fatto che diventeranno strumenti della propaganda russa, che serviranno ad essere processati. 

Azovstal, Mori: “Avevano previsto questo tipo di attacco”

Il generale Mori ha spiegato che per resistere così a lungo dentro l’acciaieria è chiaro che erano molto motivati e che avevano previsto questo tipo di attacco, per cui si erano organizzati. “Probabilmente pensavano che una resistenza prolungata avrebbe consentito alla Nato o agli ucraini stessi di intervenire per estrarli. Sul piano strategico e militare, l’Azov è servito all’Ucraina per dimostrare la propria forza, la capacità di resistere, ma in fondo l’Azov rispondeva solo a se stesso, non era un vero reparto dell’esercito ucraino ma aggiunto, incamerato dopo il 2014: una realtà molto difficile da gestire. Un paragone forse non del tutto calzante è quello con gli arditi del 15-’18, che erano reparti autonomi. Quelli dell’Azov sembrano inquadrati, ma conducono comunque una guerra loro. Ho visto una foto del medico del Battaglione d’Azov e confesso che fa una certa impressione” ha spiegato, aggiungendo che la Nato non sarebbe potuta intervenire per salvarli.

È pur vero che la Nato di azzardi un po’ ne ha fatti, ma entrare e combattere direttamente in territorio ucraino sarebbe stato troppo. In questa guerra siamo sul filo del rasoio. Può sempre venir fuori il dottor Stranamore di turno che fa l’errore epocale, come a Sarajevo nel 1914, quando scoppiò la guerra senza che nessuno lo volesse. Anche qui stiamo tutti scherzando col fuoco” ha spiegato il generale. “L’invasione è un dato di fatto, poi però ci sono due tipi di approccio. Uno è quello giornalistico: c’è un invasore e c’è un invaso. L’altro, storico, è quello di Canfora o Cardini, che la mettono su un altro piano e allora ciò che è semplice, improvvisamente diventa complesso” ha aggiunto Mori. 

Azovstal, Mori: “Si arriverà ad una tregua”

Secondo Mori i russi non hanno voluto conquistare l’acciaieria, perché avrebbero perso troppi uomini. “I russi avrebbero potuto usare le armi più potenti ma sarebbe stata una tragedia, anche mediatica. Da subito devono aver pensato che la resa del battaglione d’Azov sarebbe diventata uno strumento per la loro propaganda e l’hanno gestita con calma. Avrebbero potuto usare gas, lanciafiamme, bombe di penetrazione, invece l’hanno studiata bene. Hanno aspettato che Leonida e i 300 spartani si consegnassero I tempi sono diversi da quelli delle Termopoli. Va detto che sul piano umanitario, quanto successo a Mariupol e nell’acciaieria è gravissimo: chissà quanti sono morti solo perché non hanno avuto cure decenti” ha spiegato, il generale, che pensa che si arriverà a una tregua, ciascuno restando sulle sue posizioni. “Kiev non accetterà mai un’amputazione del suo territorio e si creerà una tregua di lunga durata. Vige ancora quella della Guerra dei 6 giorni tra Siria e Israele, questa sarà una delle tante crisi irrisolte di cui è pieno il mondo: palestinese, siriana, libica, e adesso ucraina” ha aggiunto il generale.