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Catania, mafia e rifiuti: blitz Dia e 16 arresti per gestione illecita della raccolta dei rifiuti

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Catania, blitz della Dia e 16 arresti tra boss e imprenditoti legati ai clan Laudani e Cappello, accusati di illeciti nella gestione smaltimento rifiuti

Catania: terremoto nel settore dei rifiuti, scatta il blitz della Dia. Sono 16 le persone arrestate per illeciti nella raccolta dei rifiuti: coinvolti imprenditori, funzionari amministrativi e elementi legati ai vertici del clan Cappello e Laudani. L’inchiesta, che vede coinvolto nelle ordinanze di custodia cautelare anche un noto giornalista catanese, si è concentrata nei comuni di Trecastagni, Aci Catena e Misterbianco. Nel mirino degli inquirenti è finita la Senesi, società che ha partecipato alla gara di appalto dei rifiuti. Oltre agli arresti sono in corso sequestri di società per un valore complessivo che si aggira intorno ai 30 milioni di euro.

Catania, operazione Gorgoni

Gorgoni, è questo il nome dell’operazione che vede impegnate 150 unità del personale della direzione investigativa antimafia di Catania. A supporto della Dia catanese anche le sezioni di Palermo, Reggio Calabria, Caltanissetta, la sezione operativa di Messina e la Dia di Roma. Le indagini delle forze dell’ordine proseguono ormai da 18 mesi, sotto la direzione di Renato Panvino.

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Accuse e arresti

Sono sedici le persone per cui sono scattate le misure cautelative da parte delle forze dell’ordine. Le accuse, a vario titolo, sono turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione e associazione di tipo mafioso. L’inchiesta incrocia il mondo dell’imprenditoria con l’amministrazione e l’informazione. Coinvolti nel presunto traffico di rifiuti che aveva diffusione capillare su tutto il territorio siciliano, diversi elementi che facevano capo alle cosche mafiose. Imprenditori, colletti bianchi e elementi di spicco dei clan Cappello e Laudani di Catania: queste sono le personalità coinvolte nell’operazione. Risulta anche il nome di un giornalista di un’emittente privata, Alfio Cutuli tra i personaggi coinvolti. Per il giornalista, che avrebbe mediato in alcune trattative, è scattata l’accusa di corruzione.

L’inchiesta

Ulteriori dettagli dell’operazione sono stati forniti nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina alle 10.30 presso la sala conferenze della Procura della Repubblica di Catania. Presenti in sala il Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro e il Direttore della Dia, generale Giuseppe Governale. Secondo le dichiarazione, l’indagine è stata avviata nel 2015, quando la procura di Catania ha emesso un’ordinanza nei confronti della E.F. Servizi Ecologici Srl di Misterbianco. A seguito dell’indagine, per gli inquirenti è stato possibile certificare legami con la criminalità organizzata da parte dell’amministratore unico della società vincitrice degli appalti, Vincenzo Guglielmino. A sostegno delle indagini, gli inquirenti hanno portato le conversazioni con Massimiliano Salvatore Salvo, boss e reggente del clan Cappello.

Mafia e riufiuti

Ancora una volta, il collante tra Cosa Nostra e l’imprenditoria corrotta è la pubblica amministrazione. Il settore dei rifiuti si presenta ancora come un florido segmento di mercato su cui la mafia intende mettere le mani. Solo venerdì scorso si è svolta a Milano la riunione degli Stati Generali della lotta alle mafie. Il capo della proura generale di Palermo, Roberto Scarpinato aveva dichiaro la necessità di un forte intervento. Nelle parole di Scarpinato, la mafia che si deve combattere è ” silente e mercatista “; molte imprese del nord scelgono infatti di rivolgersi a servizi illegali per lo smaltimento dei rifiuti per reggere la competizione.