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Colombia, spari contro il candidato Uribe: il senatore lotta tra la vita e la morte

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Un attacco a Bogotà scuote la Colombia: spari durante un comizio colpiscono il senatore Uribe, ora in condizioni critiche dopo l’operazione d’urgenza. Tensione altissima.

Poteva essere un comizio qualunque. Una giornata qualunque. Ma a Bogotà in Colombia, ieri, tutto è cambiato in un istante. Miguel Uribe, senatore di destra e candidato alle presidenziali del 2026, è stato colpito da più spari durante un evento pubblico.

Spari in Colombia, la ferita profonda della democrazia

Il volto del senatore candidato alle presidenziali in Colombia, noto al popolo, si è accasciato sotto gli occhi della scorta.

Spari poi caos, urla. Poi i colpi di risposta.

Uribe è stato portato d’urgenza in ospedale. Operato. Ora è in condizioni critiche. Non fuori pericolo. La notizia ha fatto il giro dei media locali. Il governo ha parlato apertamente di “attacco”. Qualcuno è già in manette, si tratterebbe forse di un minorenne. È stato il sindaco di Bogotà, Carlos Fernando Galan, a confermare l’arresto. Intanto, la ministra degli Esteri, Laura Sarabia, ha rotto il silenzio: “Spero stia bene. La violenza non può mai essere la strada”. Ma il sangue resta. E la paura anche.

Colombia scossa dagli spari, Uribe lotta tra la vita e la morte

I medici restano cauti. Uribe è stato operato d’urgenza, ma il suo cuore – dicono – continua a lottare. È ancora attaccato a un filo. Non è solo Uribe ad essere finito nel mirino. L’obiettivo, secondo molti, è ben più largo. “Un attacco alla libertà di pensiero, alla politica, alla democrazia stessa”, ha dichiarato la presidenza colombiana. E in effetti l’eco dell’attentato è arrivato anche oltre oceano. Marco Rubio, segretario di Stato USA, ha puntato il dito contro la sinistra e le sue parole incendiarie. Ha chiesto a Petro – sì, proprio il presidente colombiano – di abbassare i toni. Di proteggere i suoi.

Uribe non è solo un politico. È anche un nome. Il figlio di Diana Turbay, giornalista sequestrata e uccisa nel ’91 durante un’operazione contro Escobar. Il nipote dell’ex presidente Julio Cesar Turbay Ayala. Una storia che ha già pagato abbastanza.

Ora c’è chi teme il peggio. Chi pensa che la corsa alle elezioni sarà segnata da questa ferita in Colombia. Che, ancora oggi, non smette di sanguinare.