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Corna e vendetta a Torino: la versione di Massimo Segre

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"Non vi è violenza affermare la verità pubblicamente". Con una lettera a La Stampa Massimo Segre si giustifica

“Non ho diffuso io quel video. Raccontare pubblicamente che Cristina Seymandi mi tradiva non è violenza”. Si giustifica il banchiere, Massimo Segre, con una lettera consegnata al quotidiano di Torino, La Stampa. Dopo l’annuncio di una possibile azione legale da parte dell’avvocatessa e sua promessa sposa, con istruttoria aperta dal Garante, il finanziere torinese giustifica quella serata della vendetta con i presunti tradimenti di lei.

Corna e vendetta a Torino: la versione di Massimo Segre

“Non vi è violenza affermare la verità pubblicamente. Raccontare che la Signora Seymandi prima ancora di sposarmi, intesseva altre relazioni sentimentali non è violenza: è un fatto che – se la relazione fosse stata quella di una coppia aperta – non sarebbe stato preclusivo al nostro matrimonio”.

È questo uno dei passaggi chiave della lettera diffusa attraverso La Stampa a firma di Massimo Segre. Parla per la prima volta, dopo giorni infernali in cui il video della serata in cui rivela le corna presunte, a pochi mesi dal matrimonio, è stato fatto in qualche modo circolare, raccogliendo migliaia di commenti da tutta Italia, esponendo Cristina Seymandi a una gogna mediatica senza precedenti in un caso simile che ci riporta indietro negli anni. Una escalation dagli effetti che non sono apparsi tanto diversi da quelli del revenge porn.

E proprio su quel video Segre ci tiene a fare chiarezza: “Non l’ho diffuso io”. Sarà, ma in qualche modo i contorni morbosi di quella serata sono stati anticipati con un articolo velenoso sul giornale locale Lo Spiffero, da cui tutto ha avuto inizio. Da lì, la condivisione sui social e su tutti i canali era inevitabile.

Dalla festa allo “spiffero” in tutta Italia è sembrato tutto organizzato nei minimi dettagli. La pensa così anche la giornalista Selvaggia Lucarelli: “Massimo Segre è un narciso pieno di sé. Ha organizzato tutto con una freddezza da serial killer. Questa roba è violenza”.