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Fedez ha deciso di rompere il silenzio condividendo alcuni estratti inediti dal suo primo libro, ancora inedito, attraverso le sue storie su Instagram. A quelle pagine fa da sfondo un’esistenza tormentata, segnata dalla fine del matrimonio con Chiara Ferragni, le sue battaglie interiori, la discesa nell’abisso della depressione e un tentativo di suicidio.
Fedez si racconta e condivide alcuni estratti inediti del suo libro autobiografico
La sua è una confessione diretta, senza sovrastrutture. Il primo spoiler riguarda la sua ultima partecipazione al Festival di Sanremo. “Uno scontro tra due parti di sé stessi, che non prevede che entrambe sopravvivano. Il corpo resterà in vita dopo l’amputazione? Ero su quel palco, incapace di gestire il caos, ma anche in mille altri posti. In tutte le case dell’ultimo anno, su tutti i letti d’ospedale, sui divani dei litigi, nei locali dove mi sono rifugiato e ho fatto casini. Davanti alle facce che ho lasciato si coprissero di lacrime, le facce di chi, sfinito, sfinita, mi ha detto basta”. A Sanremo 2025, Fedez ha cantato con gli occhi chiusi. Non era solo una scelta artistica, era un tentativo disperato di proteggersi: “per non essere travolto, per arrivare alla fine della sola canzone” che in quel momento riusciva a sostenere, ‘Battito’.
Fedez e il Festival di Sanremo, “dove è iniziata la fine di tutto”
E il richiamo al palco del Teatro Ariston diventa ancora più intenso quando, riferendosi all’edizione del 2023, confessa: “Tornare su quel palco, dove è iniziata la fine di tutto. Dove ho esagerato, mi è stato detto, urlato. Dove non ho avuto rispetto. Tornarci con un pezzo che è stato il mio modo di vedere davvero quello che ci è successo, quello che ho fatto. Poi ho aperto gli occhi, le pupille nere, ultradilatate. Petrolio, buco nero. ‘Il paziente non è cosciente’.” Nel libro, Fedez mette a nudo la sua battaglia con la salute mentale, raccontando la scelta drammatica di interrompere gli psicofarmaci contro il parere dei medici: “Come con le sostanze, come coi farmaci che avrebbero dovuto salvarmi e non l’hanno fatto. Questa che leggerete è la storia di uno che non ce l’ha fatta. Le persone credono che io decida, pianifichi, organizzi: io sono il manipolatore, lo stratega, io sono la falena”, scrive Fedez citando Selvaggia Lucarelli, che da anni lo definisce “falena”(perché secondo attratto dalla luce degli altri). “Ma la verità è che, dall’inizio, c’è una parte di me che non ha deciso quasi niente. Assecondare tutti gli impulsi – scrive – specie quelli sbagliati. Come l’attacco della base di Battito. Avevo vent’anni: era esattamente già così. Non voler più prenderle, non voler accontentarsi solo della seconda scelta, umanità di serie C”.
Fedez si racconta nel suo libro: “La fama è simile a un girone infernale”
E continua, in un racconto dove la fama diventa un girone infernale in cui la luce acceca e divora: “Dai margini al centro, per poi tornare indietro, e ricominciare. La fama è simile a un girone infernale: c’è tanta luce ed è un massacro che tutti amano spiare. Ambizione? Narcisismo? Io so solo che ho quasi smesso di vivere: io non so quanto mi resta da vivere. Quando sto da solo, i demoni arrivano. Proprio i demoni, senza volto o con il mio: con gli occhi neri, come i miei a Sanremo. Dita lunghe e sguardi vuoti. E quindi esco. Parlo con gente. Gente che conosco da sempre o che ho appena conosciuto, non importa. Tutti loro hanno lo stesso problema. Le persone che frequento soffrono della stessa patologia”.
Nel libro ancora inedito Fedez racconta il momento più drammatico
Il momento più drammatico arriva con il racconto del tentato suicidio, una confessione spiazzante per la sua lucidità: “Del suicidio. Non è il salto. Non è il colpo. Non è l’atto in sé. È tutto quello che succede prima. È la gestazione. Figlia di un lungo periodo di progettazione di tale atto. Un feto che cresce nel buio del cranio, che ti sussurra piano, ogni giorno, ‘basta‘. Io ci sono arrivato dopo aver mollato gli psicofarmaci di botto come si butta via un pacchetto di sigarette vuoto. Uno dice: ‘sono solo pillole’. Ma quelle bastarde erano diventate la mia pelle, la mia lingua, il mio pensiero. E quando le ho mollate il cervello ha cominciato a urlare. Come quando ti disintossichi dall’eroina. Dieci giorni. Crampi. Le gambe come blocchi di carne molle. I sogni si mangiavano la realtà, mi svegliavo e non capivo se ero sveglio o solo in un altro livello di inferno. Un tunnel. Ma mica con la luce in fondo. Solo cemento e buio e i miei occhi. Il dopo è stato peggio. Perché il corpo ha smesso di tremare, la testa era una stanza chiusa a chiave. Il mio cervello gridava per avere la sua dose e non c’era nessuno”. Nel libro, Fedez cerca di dare un senso a ciò che ha vissuto, non di raccontare pettegolezzi. Come ha detto lui stesso, non è un libro sui “cavoli suoi”, ma piuttosto un tentativo di attraversare la sua oscurità con lucidità.