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Migranti, al via lo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando

Sgombero baraccopoli San Ferdinando

I migranti che abitavano la tendopoli si sono allontanati dalle baracche per cercare rifugio nella campagna circostante.

È iniziato lo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, in Calabria. Secondo quanto si apprende dall’Ansa, le operazioni si stanno svolgendo nella massima tranquillità e non sono stati registrati episodi di scontri tra i migranti e gli agenti di polizia. Le forze dell’ordine hanno comunque circondato l’area a scopo precauzionale. I migranti che abitavano nella tendopoli sono stati invitati a raccogliere i propri effetti personali e a lasciare la struttura. Verranno fatti salire a bordo di 18 pullman che li condurranno nei diversi centri Cas e Sprar della regione.

Lo sgombero della baraccopoli

Gli agenti di polizia stanno eseguendo i controlli necessari per verificare che tutti i migranti (1600 negli ultimi giorni, ma fino a 3000 nei periodi di massima affluenza) abbiano lasciato la baraccopoli. Le forze dell’ordine sono inoltre incaricate di localizzare le strutture in cui è presente l’amianto, che verrà rimosso da un escavatore del genio guastatori dell’Esercito, giunto nella piana di San Ferdinando. L’escavatore ha già iniziato le operazioni di demolizione delle prime baracche. Sul posto è presente anche un elicottero della Polizia di Stato che sorveglia la tendopoli dall’alto. Il ministro Matteo Salvini ha commentato lo sgombero con soddisfazione: “Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti“.

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La nuova tendopoli

Ma mentre le baracche di San Ferdinando si svuotano, riferisce Repubblica, una nuova tendopoli sta nascendo nei dintorni. La maggior parte dei migranti che risiedevano nel ghetto in provincia di Reggio Calabria si è spostata nelle campagne circostanti della Piana. Secondo i sindacati dell’Usb, l’obiettivo è aspettare che si calmino le acque per poi fare ritorno alla stessa zona o edificare nuove baracche poco lontano. “Anzi, molti che erano stati trasferiti nelle scorse settimane sono già tornati”, ha dichiarato Peppe Marra dell’Usb. “Si organizzeranno autonomamente, con il risultato di creare nuovi micro insediamenti“.

“Ci hanno dato troppo poco tempo, non siamo riusciti a organizzarci”, lamenta Yaris, uno degli abitanti della baraccopoli. “Insieme ad altri senegalesi abbiamo provato a cercare casa a Rosarno, ma inutilmente. È normale che chiedano documenti, però da noi africani pretendono conto in banca, lettera di garanzia di un italiano e un contratto regolare, ma sono proprio loro a farci lavorare a giornata o a cassetta”.