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Bimbo ucciso a Cardito, la sorella: "Svenivo per evitare altre botte"

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La sorella del bimbo ucciso a Cardito ha rivelato che, per evitare le botte del patrigno, talvolta fingeva di svenire.

Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Giuseppe Dorice, il bimbo ucciso a Cardito dal compagno della madre: a dieci mesi dalla morte, la psichiatra infantile che segue la sorella ha fornito particolari agghiaccianti sulle violenze che i due fratelli erano costretti a subire.

Bimbo ucciso a Cardito: le rivelazioni della psichiatra

Durante il processo in corso a Napoli contro Tony Essobti Badre, accusato di omicidio, la psichiatra Carmelinda Falco, testimone dell’accusa, ha riportato le parole della sorella di Giuseppe. Questa le avrebbe raccontato che, per scampare alle sue violenze, talvolta fingeva di svenire. Una strategia che aveva consigliato anche al fratello e a chi la stava aiutando, ritenendo che potesse essere in pericolo.

Ma c’è di più. La piccola ha rivelato che un giorno il patrigno voleva farla smettere di parlare e così l’ha tenuta con la bocca aperta sotto al rubinetto, rischiando di farla morire affogata. Rispondendo alle domande della neuropsichiatra, ha anche spiegato che una volta la madre avrebbe assistito alle violenze di cui lei e Giuseppe erano vittime ed aveva esclamato “Basta che li stai uccidendo!“. La donna è attualmente sotto processo per omessa vigilanza. Fino ad ora la figlia aveva parlato di atteggiamenti disinteressati dada parte sua, ammettendo che non l’aveva mai difesa fisicamente.

La bimba sarebbe poi ritornata, stando alle parole della psichiatra che continua a seguirla, sul quel tragico 27 gennaio 2019. Ha spiegato di aver visto Giuseppe sul divano, con gli occhi un po’ aperti e un po’ chiusi e di avergli detto “Respira“. La Falco, che l’ha visitata due giorni dopo, ha descritto al pm il suo stato psicologico.