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De Luca condannato per i vigili promossi a membri dello staff: danno da 60 mila euro

De Luca

La magistratura ha condannato De Luca per aver promosso quattro vigili a responsabili di segreteria: il danno stimato è stato pari a 60 mila euro.

Il governatore della Campania Vicenzo De Luca è stato condannato in primo grado per la vicenda dei quattro vigili di Salerno retribuiti alla stregua di dirigenti. Secondo la sentenza della Corte dei Conti il politico dovrà risarcire alle casse di Palazzo Santa Lucia 59 mila euro per aver pagato come responsabili della sua segreteria funzionari che invece svolgevano invece il ruolo di autisti.

De Luca condannato per la vicenda sui vigili

Il collegio presieduto da Marta Tonolo ha dunque accolto la tesi per cui De Luca fosse consapevole della dissonanza esistente tra il ruolo formalmente attribuito ai suoi quattro più stretti collaboratori (e l’indennità erogata loro dal marzo 2016) e i compiti effettivamente svolti.

Mentre l’accusa aveva chiesto 403 mila euro di risarcimento, pari alle indennità intascate dai quattro vigili dal 2016 al 2019, il collegio ha però abbassato la cifra accogliendo due richieste degli avvocati del governatore: il concorso degli apparati burocratici della Regione nella nomina dei vigili e il risparmio di spesa prodotto dalla riorganizzazione della segreteria del presidente (per promuovere i quattro al rango di responsabili della segreteria aveva cambiato il regolamento della Regione eliminando tre figure nei suoi uffici).

De Luca condannato per la vicenda sui vigili: le indennità percepite

Ai tempi De Luca aveva spiegato che l’introduzione delle indennità per i vigili, pari a 3.800 euro lordi al mese, nasceva dalla volontà di uniformare questi ultimi ai responsabili delle segreterie di assessori e dei presidenti delle commissioni consiliari per eliminare una disparità di trattamento economico a suo avviso sussistente. Nei decreti di nomina dei quattro vigili si legge infatti che si sarebbero occupati dei “rapporti con l’ufficio di presidenza del consiglio regionale, con la Conferenza Stato-Regioni, con le strutture regionali e le istituzioni locali“.

Compiti che, per la Corte dei Conti, non sono mai stati svolti e che non giustificavano dunque l’indennità percepita.