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Equo compenso, il ddl firmato da Meloni scontenta i professionisti

Giorgia Meloni

Equo compenso, il ddl firmato da Meloni scontenta i professionisti: era un cavallo di battaglia delle vecchia legislatura ed è passato alla Camera

Equo compenso, il ddl firmato da Giorgia Meloni scontenta i professionisti e secondo alcune analisi anche i 3,5 lavoratori autonomi non iscritti sono senza tutela. Insomma, pare che il ddl in questione penalizzi, più che avvantaggiare, i lavoratori. Secondo il Fatto Quotidiano il disegno metterebbe anche i “tutelati” in una situazione paradossale.

Equo compenso, il ddl Meloni piace poco

Quale? Quella di rischiare una sanzione qualora per necessità accettassero una parcella inferiore a quella ritenuta equa. Il disegno di legge era andato in rubrica durante la scorsa legislatura ad opera dell’attuale premier Giorgia Meloni e dal deputato della Lega Jacopo Morrone. Dopo i primi vagiti in altro ambito era stato approvato la scorsa settimana dalla Camera. Ed era successo con voto unanime: 253 voti.

Unanimità alla Camera ma ora tocca al Senato

Ora il testo passa a Palazzo Madama e “scontenta gran parte dei liberi professionisti e autonomi che in teoria dovrebbe valorizzare”. Ma cosa prevede in sostanza il ddl? Che pubblica amministrazione, banche, assicurazioni e imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro dovranno riconoscere a liberi professionisti e a lavoratori autonomi una retribuzione specifica. Cioè che sia proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto ed alle caratteristiche della prestazione. Il compenso sarà “equo” ove fosse coerente con i parametri fissati ogni due anni. E i casi sono via via parametrati dal Tribunale ordinario, con gli ordini abilitati a sanzionare gli iscritti che prendano compensi “non equi”.