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Sono passati diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, e ancora oggi il caso Garlasco riesce a ribaltare certezze. Il caso di Garlasco torna a far parlare di sé ancora e ancora: Andrea Sempio finisce di nuovo al centro delle indagini, tra vecchie impronte e nuove domande.
L’ultima svolta? Una traccia di sangue mai vista prima. Ma ancora non identificata.
O meglio, mai notata. È spuntata su quel primo gradino interno, dove Chiara fu trascinata verso la cantina. Una forma precisa. Geometrica. Tre linee parallele, equidistanti. Secondo alcuni potrebbe trattarsi di un’impronta di scarpa. E potrebbe cambiare tutto.
Nuove indagini a Garlasco: l’ombra lunga di un’impronta
È lì che i tecnici hanno puntato lo sguardo, durante i nuovi rilievi disposti dalla Procura di Pavia a Garlasco. I Ris di Cagliari, affiancati dal Racis di Roma e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, hanno ripreso in mano la scena con strumenti mai usati nel 2007. Scanner 3D. Droni. Intelligenza artificiale. Obiettivo? Capire, con metodi moderni, se la ricostruzione ufficiale regge ancora. E se davvero ci fu un solo colpevole.
La macchia sul gradino è netta. Non è una colatura. Non è trascinamento. Lo ha detto la professoressa Luisa Regimenti, medico legale dell’Università Tor Vergata, in un’intervista a Il Tempo: “È un’immagine lasciata da un agente esterno, probabilmente una scarpa impressa quando il sangue era ancora fresco”. La scarpa, però, non corrisponde a quella a pallini collegata ad Alberto Stasi, unico condannato per il delitto. Si trova poco oltre. E apre a un’ipotesi inquietante: più di un autore. Più di una verità.
Garlasco, Andrea Sempio e l’impronta numero 33: un’indagine che si complica
In questo nuovo scenario torna il nome di Andrea Sempio, amico stretto di Marco Poggi, fratello di Chiara. È indagato per concorso in omicidio. E la sua presenza nella villetta, all’epoca, non era certo occasionale.
La trasmissione Quarto Grado ha lanciato un’altra bomba: l’intonaco da cui fu prelevata l’impronta 33 – contenente 15 marcatori genetici compatibili con Andrea Sempio – sarebbe stato consumato durante i vecchi accertamenti. Se fosse vero, niente più campioni da analizzare. Resterebbero solo le foto. Con tutto ciò che questo comporta, anche a livello probatorio.
Intanto, i periti incaricati dalla gip Daniele Garlaschelli hanno recuperato ciò che resta: impronte archiviate, saliva, frammenti. Tra questi, anche la famigerata “manata” sulla porta d’ingresso. Quella del killer in fuga. Ma, come ha detto il genetista Marzio Capra, siamo “al limite del limite”. Otto punti di confronto non bastano. E forse non basteranno mai.
Garlasco, Andrea Sempio e l’impronta 33 ormai ‘consumata’
Il caso Garlasco si riaccende in un modo che nessuno si aspettava. Andrea Sempio, che ha 37 anni, torna sotto i riflettori, e non per un motivo qualsiasi. Venerdì 13 giugno, durante Quarto Grado, hanno detto una cosa che ha lasciato un po’ tutti a bocca aperta: l’intonaco dove era stata trovata l’impronta numero 33 — quella con dentro quindici elementi genetici, proprio compatibili con Sempio — sarebbe stato consumato del tutto durante le analisi fatte dopo il delitto. Insomma, quella traccia materiale non c’è più.
Questo, se fosse vero, cambierebbe parecchio le carte in tavola. Perché senza il pezzo fisico da analizzare, gli investigatori devono accontentarsi delle vecchie foto. Che, diciamocelo, non sono la stessa cosa. E già nel 2007 c’erano dubbi su come era stata raccolta quella traccia, con polemiche che non si sono mai spente. Andrea nel frattempo è stato sfrattato, ma non per le indagini: è il proprietario che voleva vendere. Così lui è tornato a casa dai genitori, mentre il rapporto con la famiglia Poggi si è definitivamente rotto. E ora? Ora si aspetta il prossimo atto dell’incidente probatorio. Ma sarà sufficiente? Boh. Si cammina un po’ nel buio, con solo vecchie foto e qualche tecnologia a fare da guida.