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Guerra in Ucraina: le richieste delle famiglie dei militari di Kiev

Putin

"Che continui la lotta ma nel modo giusto", questo lo slogan che campeggia negli striscioni portati in piazza dai familiari dei soldati impegnati nella guerra in Ucraina. Cosa significa?

Continua la guerra in Ucraina, che dopo oltre due anni non accenna a diminuire di intensità, nonostante la varie sanzioni affibbiate a Putin. E l’Ucraina continua a rispondere al fuoco nemico difendendo le proprie terre. Però c’è una vicenda che sta a cuore ai cittadini, specialmente a Kiev, dove da giorni sono in corso delle manifestazioni pacifiche.

Manifestazioni a Kiev nell’ambito della guerra in Ucraina: migliori condizioni per i soldati

Non hanno dubbi le donne scese in piazza a Kiev a manifestare: sì alla guerra se serve per difendere i propri diritti e territori, ma in condizioni idonee.

In particolare, esse criticano il sistema di selezione dei militari impegnati nei vari fronti, chiedendo riposo per i propri cari, quindi avvicendamento e inserimento di nuove reclute.

E ci tengono a precisare che non sono a favore della Russia ma semplicemente chiedono di avere a casa i propri cari per farli riposare e godersi la famiglia.

I sit-in di queste ore sono pacifici ma molto abbondanti perché tante donne arrivano da fuori città.

La testimonianza di Elisa: gran parte della famiglia è coinvolta nella guerra in Ucraina

A chiedere condizioni migliori per i soldati sono madri, mogli e figlie provenienti da tutta Ucraina, che sino riunite a Kiev per gridare le loro ragioni.

Lo scopo non è creare disordine e scompiglio ma far sentire la propria voce.

“Chiediamo l’avvicendamento al fronte. Basta al nepotismo e alla corruzione. I nostri cari sono stanchi e provati, hanno il diritto di riposarsi e tornare dalle loro famiglie”.

Gli appelli al governo sono solo all’inizio e ancor relativamente tenui ma sono destinati ad aumentare.

Fra le donne c’è una giovane 17enne di nome Elisa, proveniente da Poltava.

“Mio padre, mio nonno e mio fratello stanno combattendo. Siamo qui per chiedere la demobilitazione”.