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Imran Ahmed tra i cinque europei a cui gli USA negano il visto: parte la causa legale contro l'amministrazione Trump

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Negato il visto negli USA a Imran Ahmed e ad altri europei attivi nella regolamentazione digitale: il direttore fa causa, la Commissione Europea prende posizione.

Negli ultimi giorni, gli USA hanno negato il visto a diversi europei impegnati nella regolamentazione dei social media e nella lotta alla disinformazione, tra cui Imran Ahmed del Center for Countering Digital Hate, scatenando tensioni diplomatiche e sollevando interrogativi su libertà di espressione e diritti dei residenti sul suolo americano. Ecco gli ultimi sviluppi sul caso.

Usa, visto revocato a 5 europei e durissime reazioni

Il caso di Ahmed si inserisce in un contesto più ampio di sanzioni imposte dagli Stati Uniti a figure europee impegnate nella lotta contro la disinformazione e l’incitamento all’odio online. Tra i cinque cittadini colpiti figurano Clare Melford, del britannico Global Disinformation Index, Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon, dell’ONG tedesca HateAid, e l’ex commissario europeo per gli Affari digitali, il francese Thierry Breton.

La Commissione Europea ha reagito con fermezza: La libertà di espressione è un diritto fondamentale in Europa e un valore condiviso con gli Stati Uniti, ha affermato. Breton, commentando il rifiuto del visto, ha scritto sul suo profilo X: “La caccia alle streghe di McCarthy è tornata? Ai nostri amici americani: la censura non è dove pensate che sia“.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito: “La libertà di espressione è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea. Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo“. Anche il Parlamento europeo, per voce della presidente Roberta Metsola, ha chiesto la revoca immediata dei divieti di viaggio, definendo la misura «inaccettabile».

“Ha fatto causa all’amministrazione Trump”. Usa, visto revocato a 5 europei e durissime reazioni

Il cittadino britannico Imran Ahmed, fondatore e direttore del Center for Countering Digital Hate (CCDH), ha intrapreso un’azione legale contro l’amministrazione Trump dopo essere stato incluso nella lista di cinque europei cui è stato negato l’ingresso negli Stati Uniti per il loro impegno nella regolamentazione del settore tecnologico. Nel ricorso presentato presso un tribunale di New York, Ahmed denuncia il rischio di “arresto incostituzionale, detenzione punitiva ed espulsione“, sospeso temporaneamente da un giudice in attesa della prima udienza prevista per lunedì.

Il CCDH analizza le politiche dei principali social network e ha più volte criticato le pratiche di X, ex Twitter di proprietà di Elon Musk. Secondo Ahmed, il governo federale ha imposto queste sanzioni in seguito alle campagne del centro per oscurare profili di esponenti no-vax americani, tra cui l’attuale ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr., considerate “censura extraterritoriale a danno degli interessi americani“. Ahmed, residente negli Stati Uniti dal 2021 con Green Card e vicino al Labour britannico, ha dichiarato: “Non mi lascerò intimidire né distrarre dal lavoro della mia vita“.