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Incendio mortale a Gubbio: pene severe per i responsabili

Incendio devastante a Gubbio con fiamme e fumi

La Corte d'assise di Perugia infligge condanne fino a 18 anni per l'incendio che ha causato due morti.

Le condanne per l’incendio di Gubbio

La Corte d’assise di Perugia ha emesso sentenze pesanti per i cinque imputati coinvolti nell’incendio che ha devastato un laboratorio di cannabis light a Gubbio, causando la morte di due persone. Le pene variano da dieci a diciotto anni di reclusione, con il legale rappresentante della Greenvest, Alessandro Rossi, che ha ricevuto la condanna più severa: 18 anni e un mese.

Gli altri condannati, tra cui Gabriele Muratori e Giorgio Mosca, hanno ricevuto pene di 14 anni, mentre Gloria Muratori è stata condannata a 10 anni.

Le circostanze dell’incendio

Secondo le indagini, l’incendio è stato innescato dall’uso di un solvente altamente infiammabile, il pentano, e da lavatrici a ultrasuoni. Questi elementi hanno portato a un’esplosione che ha distrutto l’edificio e causato la morte di Samuel Cuffaro, 21 anni, ed Elisabetta D’Innocenti, 52 anni. Inoltre, altri due dipendenti sono rimasti feriti nell’incidente. La Corte ha derubricato il reato di omicidio volontario a colposo, suscitando reazioni contrastanti tra le parti coinvolte.

Le reazioni alla sentenza

Le reazioni alla sentenza sono state diverse. L’avvocato Ubaldo Minelli, legale della famiglia Cuffaro, ha dichiarato di attendere le motivazioni della sentenza per comprendere il ragionamento giuridico della Corte. Ha sottolineato che dall’istruttoria sono emersi elementi che potrebbero indicare un dolo eventuale, simile a quanto accaduto nel caso ThyssenKrupp. D’altra parte, l’avvocato Luca Maori, difensore di Mosca, ha definito la sentenza “inconcepibile”, sostenendo che il suo assistito non ha alcuna responsabilità e dovrebbe essere considerato una vittima piuttosto che un colpevole.

Il contesto legale e sociale

Questo caso solleva interrogativi importanti sulla sicurezza nei laboratori di cannabis e sull’uso di sostanze chimiche pericolose. La crescente legalizzazione della cannabis in Italia ha portato a un aumento delle attività legate a questo settore, ma eventi tragici come questo evidenziano la necessità di normative più rigorose e controlli più severi per garantire la sicurezza dei lavoratori e della comunità. La sentenza della Corte d’assise di Perugia rappresenta un passo verso la giustizia per le vittime, ma anche un campanello d’allarme per l’intero settore.