L’inchiesta urbanistica a Milano continua a far discutere, tra sviluppi giudiziari e interventi del Tribunale del Riesame. Dopo la revoca dei domiciliari a Scandurra, l’attenzione si concentra sulle decisioni della magistratura, chiamata a valutare la regolarità delle misure cautelari e a fare chiarezza sulle accuse mosse dalla Procura. Il caso, che coinvolge figure di spicco nel panorama dell’urbanistica milanese, mantiene alta l’attenzione pubblica e mediatica, segnalando le complesse dinamiche tra politica, affari e giustizia nella città.
Questioni centrali dell’inchiesta e valutazioni del Riesame
Al centro dell’indagine vi era l’ipotesi che gli incarichi professionali affidati a Scandurra da Coima potessero influenzare i suoi pareri all’interno della Commissione per il Paesaggio. La Procura aveva anche contestato un pagamento di 22mila euro, ritenuto non giustificato.
Le giudici del Riesame hanno rilevato, invece, che i compensi corrispondevano a prestazioni realmente svolte e rientravano nelle tariffe ordinarie previste per la professione, senza configurare vantaggi indebiti. Inoltre, la questione del conflitto di interessi è stata valutata alla luce delle modifiche normative introdotte nel regolamento edilizio del Comune di Milano, entrate in vigore successivamente agli incarichi di Scandurra, evidenziando come non fosse chiaro un obbligo di astensione esteso.
Inchiesta urbanistica Milano, tribunale del Riesame interviene dopo la revoca dei domiciliari a Scandurra
Le giudici del Tribunale del Riesame di Milano, organo competente a valutare la legittimità delle misure cautelari, hanno reso note le motivazioni della revoca degli arresti domiciliari per Alessandro Scandurra, ex membro della Commissione per il Paesaggio del Comune, coinvolto nell’inchiesta sull’urbanistica cittadina.
Scandurra era accusato di concorso in corruzione e di false dichiarazioni relative alla propria identità o a qualità personali proprie o di altri. A fine agosto erano già state revocate le misure cautelari nei confronti di Scandurra e di altri cinque indagati, tra cui Manfredi Catella, presidente del gruppo immobiliare Coima, e Andrea Bezziccheri, amministratore della società Bluestone.
Nelle motivazioni, le giudici Paola Pendino, Francesca Ghezzi e Vincenza Papagno hanno evidenziato la mancanza di indizi gravi a sostegno delle accuse e hanno criticato le argomentazioni del gip, definendole semplificate e poco convincenti. In particolare, il Tribunale ha sottolineato come non sia stata chiarita in modo adeguato la presunta formazione di un patto corruttivo. La decisione ha così portato alla scarcerazione di Bezziccheri e alla revoca degli arresti domiciliari per Scandurra e Catella, segnando una svolta significativa nel filone milanese dell’inchiesta urbanistica.