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Le tensioni tornano a salire tra i lavoratori dell’ex Ilva di Cornigliano, che hanno deciso di riprendere le proteste dopo un incontro insoddisfacente avvenuto a Roma. I sindacati, delusi per la mancanza di garanzie sulla continuità lavorativa, hanno proclamato uno sciopero immediato e organizzato una manifestazione che ha coinvolto numerosi operai.
I fatti
Oggi, lunedì 1 dicembre, i dipendenti si sono riuniti in assemblea al mattino, dove hanno preso la decisione di tornare a protestare.
La manifestazione è iniziata poco dopo, con un corteo che ha visto la partecipazione di circa 200 lavoratori, i quali hanno lasciato il complesso industriale per dirigersi verso la stazione di Genova Cornigliano, bloccando il traffico in diverse strade della zona.
Le motivazioni della protesta
Il clima di insoddisfazione è palpabile. Durante l’assemblea, i rappresentanti sindacali hanno espresso frustrazione per l’assenza di piani concreti da parte del governo. Il segretario della Fiom di Genova, Stefano Bonazzi, ha sottolineato che l’incontro di venerdì scorso non ha portato a risultati tangibili. I lavoratori si sentono insicuri riguardo al futuro dell’impianto. La richiesta principale è chiara: i lavoratori chiedono il ritiro del piano corto, che prevede una riduzione della produzione e rischia di compromettere la loro sicurezza lavorativa.
Impatto sulla viabilità e sulla comunità
La manifestazione ha avuto ripercussioni significative sulla viabilità di Cornigliano e delle zone limitrofe. Le strade principali sono state bloccate, causando lunghe code e rallentamenti. I sindacati hanno deciso di piantare tende e di permanere sul posto in attesa di notizie rassicuranti dal governo. Nonostante i disagi, l’assessore comunale ai Servizi Educativi, Rita Bruzzone, ha garantito che i furgoni per la consegna dei pasti alle mense scolastiche potranno transitare, cercando di limitare i disagi per la comunità.
Dichiarazioni dei sindacalisti
Armando Palombo, sindacalista della Rsu Fiom, ha affermato: “Montiamo le tende e ci scaldiamo con i falò. Non ci muoveremo fino a quando non otterremo risposte concrete.” I lavoratori sono determinati a continuare la loro lotta, consapevoli che la situazione attuale è insostenibile per il loro futuro. “Non accetteremo decisioni che minacciano il nostro lavoro e quello delle nostre famiglie,” ha aggiunto.
Reazioni politiche
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha messo in guardia sulla gravità della situazione, affermando che l’ex Ilva rischia di chiudere se non si interviene tempestivamente. “Serve un intervento pubblico per salvaguardare i posti di lavoro e garantire un futuro all’industria siderurgica,” ha dichiarato. Anche la sindaca di Genova, Silvia Salis, ha espresso preoccupazione per l’assenza di un piano chiaro che garantisca la continuità produttiva.
Prospettive future
I lavoratori rimangono in stato di allerta in attesa di un nuovo incontro previsto per venerdì prossimo. La comunità è invitata a sostenere la loro lotta, poiché le sorti dell’ex Ilva non riguardano solamente i dipendenti, ma anche l’intero tessuto economico della città. Il settore siderurgico necessita di una strategia chiara e di investimenti per rilanciare la produzione e garantire occupazione.