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Ius scholae, ius soli e ius sanguinis: qual è la differenza?

ius scholae

Qual è la differenza tra ius scholae, ius sanguinis e ius soli e in che modo permetterebbero di diventare cittadini italiani.

La Camera dei Deputati ha iniziato la discussione sulla proposta di legge relativa allo ius scholae, un provvedimento che andrebbe a cambiare le modalità di accesso alla cittadinanza italiana: vediamo cos’è e qual è la differenza con lo ius sanguinis e lo ius soli.

Ius sanguinis: cos’è

L’attuale norma per diventare cittadini italiani si basa sullo ius sanguinis, letteralmente “diritto del sangue”, e lega la cittadinanza a quella dei genitori. Un bambino è dunque italiano se almeno uno dei genitori lo è, indipendentemente da dove sia nato o cresciuto. Chi, pur essendo nato in Italia, ha genitori stranieri, deve invece aspettare di aver compiuto il diciottesimo anno di età per far partire le pratiche di ottenimento della cittadinanza (a patto di aver risieduto legalmente e ininterrottamente sul territorio italiano fino a quel momento).

Ius soli: cos’è

Oggetto di dibattito per anni all’interno della politica, lo ius soli si traduce invece letteralmente con “diritto del suolo”. Secondo questo principio, diventerebbe italiano chiunque nasca in Italia, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza dei genitori. Un sistema applicato, per esempio, negli Stati Uniti e che in Italia ha sempre avuto una strenua opposizione da parte soprattutto dei partiti di centrodestra.

Ius scholae (o ius culturae): cos’è

Cosa ancora diversa è lo ius scholae, quello che si vorrebbe introdurre nel nostro paese. Letteralmente “diritto della scuola (o della cultura”), farebbe scattare la cittadinanza anche prima dei 18 anni a chiunque abbia completato un ciclo scolastico di cinque anni. È il caso di chi è nato o è arrivato da piccolo in Italia e ha frequentato le elementari nel nostro paese ma anche di chi è venuto qui prima dei 12 anni e, tra medie e superiori, ha passato almeno cinque anni inserito nel sistema scolastico italiano.

Il principio dietro a questo principio consiste nel fatto che, attraverso la scuola, un minore abbia la possibilità di conoscere e integrarsi con la nostra cultura tanto da dover essere considerato italiano al 100% anche prima di essere maggiorenne.