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La morte di Seneca

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Il suicidio del grande scrittore

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L’autore del dipinto che vedete riportato nella foto è il francese Jacques-Louis David; vi è raffigurato un momento storico di fondamentale importanza nell’ambito del regno di Nerone, quello della morte di Lucio Anneo Seneca, scrittore e filosofo per molti anni a servizio dell’imperatore.

Era stata Agrippina, diverso tempo prima, ad aver voluto il grande intellettuale originario di Cordova come precettore e consigliere di suo figlio; molti studiosi indicano proprio nella saggezza degli insegnamenti di Seneca il motivo primario della clemenza e dell’equilibrio che contrassegnarono la prima parte dell’impero neroniano, anche se sembra al contempo molto probabile che il filosofo approfittasse della propria posizione per esercitare un potere che non gli apparteneva, scavalcando lo stesso giovanissimo imperatore.

Forse con il trascorrere del tempo Nerone si accorse delle vere intenzioni dello scrittore, e ciò spiegherebbe l’atteggiamento di aperta ostilità nei suoi confronti che ad un certo punto avrebbe condotto Seneca a ritirarsi a vita privata.

Ma nel 65 d.C. giunse nei confronti del filosofo l’accusa di aver tramato contro l’Imperatore partecipando alla congiura ordita da Calpurnio Pisone, e per lui non ci fu scampo: prima che arrivasse il consueto ordine di suicidio, Seneca si fece tagliare volontariamente le vene, poi aspettando la morte bevve cicuta; la moglie Pompea Paolina cercò di imitarlo ma fu salvata.

Seneca resta a tutt’oggi un personaggio ambiguo, difficile da definire, il primo trasgressore, pare, di quelle rigide regole di condotta morale che suggeriva agli altri con tanto zelo (e talento); il lucido coraggio dimostrato negli ultimi istanti di vita, fu probabilmente l’atto personale maggiormente in sintonia con il suo insegnamento, che resta tra le eredità più grandi che la cultura romana abbia lasciato ai posteri.