Argomenti trattati
In un mondo sempre più caratterizzato dalla superficialità e dalla ripetitività, il silenzio e la preghiera emergono come strumenti essenziali per contrastare la banalità. Questa riflessione è stata al centro dell’omelia pronunciata da Monsignor Mario Delpini durante la celebrazione della Messa di Natale a Milano. L’arcivescovo ha messo in guardia contro il pericolo di una vita vissuta in modo superficiale, invitando i fedeli a riscoprire il valore di momenti di raccoglimento e preghiera.
I fatti
Secondo Monsignor Delpini, la banalità si presenta come una nebbia fitta che avvolge la nostra esistenza, rendendola grigia e priva di significato. Questo fenomeno si manifesta attraverso parole scontate e discorsi noiosi, intrisi di luoghi comuni che rendono difficile la comunicazione autentica. “Quando ci troviamo a dover sopportare questi discorsi vuoti, è opportuno considerare il silenzio come una via di fuga”, ha affermato l’arcivescovo. “Nel silenzio, la Parola trova modo di farsi carne, illuminando la nostra vita e permettendoci di riscoprire la nostra vocazione divina”.
I piccoli desideri e la loro insoddisfazione
Un altro aspetto che Delpini ha toccato è quello dei desideri piccoli, che spesso caratterizzano la vita di molte persone, anche adulte. Questi desideri si manifestano come capricci infantili, portando a cercare soddisfazioni immediate e a lasciarsi attrarre da piaceri effimeri. “La società ci bombarda costantemente con prodotti da consumare, ma questi piccoli desideri, come i prodotti in scadenza, non possono mai colmare la nostra vera essenza”, ha osservato l’arcivescovo. Quando ci si sente sopraffatti da tali desideri, la preghiera emerge come una soluzione per esprimere e dare voce a quelli che sono i desideri profondi dell’anima, che non possono essere appagati dalle cose materiali.
Le conseguenze
Un’altra faccia della banalità è rappresentata dalla suscettibilità, un atteggiamento che porta le persone a offendersi facilmente e a reagire in modo sproporzionato alle ingiustizie. Monsignor Delpini ha descritto le persone suscettibili come quelle che si ritrovano intrappolate in un ciclo di risentimento e vendetta. “Quando ci si sente insopportabili di fronte a questa suscettibilità, è tempo di imparare la mitezza”, ha suggerito. La mitezza, secondo l’arcivescovo, è una virtù fondamentale che può aiutarci a rompere il ciclo della reazione istintiva e a promuovere un dialogo più costruttivo e pacifico.
La ripetizione e il calendario della vita
Infine, Delpini ha messo in luce come la ripetizione possa condurre a una vita monotona, in cui gli individui si sentono obbligati a seguire le consuetudini sociali senza mai fermarsi a riflettere. “Il calendario della ripetizione è un nemico della creatività e della spiritualità”, ha affermato. Quando ci si sente intrappolati in questa spirale, è fondamentale riscoprire il vero significato del Natale, un momento che invita a celebrare la vita in modo autentico. “Fare Natale significa abbracciare la bellezza della diversità e della novità”, ha concluso l’arcivescovo.
Le parole di Monsignor Delpini offrono una profonda riflessione sulle sfide quotidiane che affrontiamo e ci esortano a cercare il silenzio e la preghiera come antidoti alla banalità. Solo attraverso questi strumenti è possibile trasformare la propria vita, riscoprendo la gioia e il significato della propria esistenza.