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Lo studio: 'Con ondate calore più rischi per malati Alzheimer'

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Roma, 23 ago. (Adnkronos Salute) - Le ondate di calore e i cambiamenti climatici potrebbero aumentare i rischi per la salute nelle persone con patologie neurodegenerative come demenze e Alzheimer. Lo evidenzia uno studio dei ricercatori dell’Università di Trieste, in collaborazione con ...

Roma, 23 ago. (Adnkronos Salute) – Le ondate di calore e i cambiamenti climatici potrebbero aumentare i rischi per la salute nelle persone con patologie neurodegenerative come demenze e Alzheimer. Lo evidenzia uno studio dei ricercatori dell’Università di Trieste, in collaborazione con docenti e neurologi dell’Environmental Neurology Specialty Group della World Federation of Neurology. La ricerca, prima review che ha raccolto e analizzato tutta la letteratura sinora dedicata a questo tema, è stata pubblicata su 'Current Alzheimer Research'. Secondo lo studio, tra i numerosi effetti negativi che le patologie neurodegenerative hanno sulle capacità cognitive e funzionali c'è una ridotta capacità di termoregolazione dell’organismo, soprattutto negli anziani. Per questo motivo, se sottoposti a forti ondate di calore le persone con demenza potrebbero non riuscire a mantenere costante la temperatura del proprio corpo, esponendosi così a rischi maggiori rispetto alle altre persone.

"Sulla base dei dati presenti in letteratura, emerge come durante le ondate di calore – spiega Alex Buoite Stella, del Dipartimento di scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli studi di Trieste e primo autore dello studio – siano proprio le persone anziane e quelle con patologie croniche, tra cui i decadimenti cognitivi e un maggior grado di dipendenza, a riportare un più alto rischio di ospedalizzazione e di mortalità. Già piccoli aumenti di temperatura ambientale media, specialmente con alti tassi di umidità, possono ridurre l’efficacia termoregolatoria in alcune di queste condizioni, rendendo più difficile disperdere calore sia tramite le risposte fisiologiche, che quelle comportamentali".

Dal punto di vista fisiologico – indica lo studio – le persone con disturbi cognitivi e malattie neurodegenerative potrebbero essere colpite dal riscaldamento globale attraverso diversi meccanismi, come lo stress da calore che potrebbe comportare un aumento dell'eccitotossicità, dello stress ossidativo e della neuroinfiammazione. Se concomitanti, questi effetti potrebbero promuovere l’accumulo del peptide beta amiloide e della proteina tau, molecole ritenute i principali responsabili della malattia di Alzheimer. Inoltre, le persone con questa patologia possono avere schemi circadiani alterati, cioè possono avere variazioni della temperatura corporea nel corso del giorno diverse da quelle fisiologiche e corrette e manifestare anomalie della termoregolazione, cioè difficoltà da parte dell’organismo ad alzare o abbassare la temperatura del corpo per adattarsi alle condizioni ambientali.

Vi sono anche fattori comportamentali a contribuire alla maggiore difficoltà delle persone con deficit cognitivi e malattie neurodegenerative nel far fronte a eventi di caldo estremo: ad esempio, un'alterazione della percezione del rischio e della capacità di prendersi cura di sé. Infatti, è stato ipotizzato che il forte aumento dei decessi tra le persone con gravi deficit cognitivi (demenze di varia origine, tra cui quelle derivanti da ictus o morbo di Alzheimer) durante le precedenti ondate di calore potrebbero essere state causate dall’incapacità di una persona di percepire le condizioni ambientali, la soglia della sofferenza e ascoltare i meccanismi di difesa fisiologici, tra cui anche la sete.

Inoltre, è stato evidenziato anche che alcuni trattamenti farmacologici possono influenzare alcune risposte termoregolatorie e in particolare la sudorazione, che ne può essere alterata con conseguente difficoltà del corpo di disperdere il calore.

"La ricerca a livello internazionale – aggiunge Alex Buoite Stella – ha preso in seria considerazione il problema degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute. A partire dai modelli fisiologici delle risposte dell’organismo agli stress termici è possibile quindi individuare le strategie ottimali per mitigare i rischi di malattie caldo-correlate, attraverso gli strumenti e gli obiettivi della medicina personalizzata e grazie al supporto delle nuove tecnologie".