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Maria Denisa Adas scomparsa: a Prato indagato un avvocato per il caso

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La vicenda di Maria Denisa Adas scomparsa si infittisce: un legale indagato, traffico dati sospetto e indizi lasciati nella stanza. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi.

La notte tra il 15 e il 16 maggio, a Prato, qualcosa è andato storto. I telefoni di Maria Denisa Adas – la trentenne romena arrivata al momento scomparsa– si sono riaccesi per pochi minuti. Poi, il silenzio. Un traffico dati veloce, brevissimo, con almeno altri due dispositivi.

Maria Denisa Adas scomparsa: i telefoni si riaccendono, ma solo per pochi minuti

I carabinieri e la procura lo hanno confermato. Cosa sia successo davvero in quella manciata di secondi resta un mistero. Maria Denisa Adas la ragazza che al momento risulta scomparsa era a Prato per lavorare come escort. Aveva preso in affitto una stanza in un residence, da sola. E proprio lì, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stata rapita.

Le celle telefoniche agganciate? Segreto istruttorio. Non si sa neanche se a riaccendere i dispositivi sia stata lei o qualcuno che l’ha portata via. Forse un gruppo. Forse un cliente. L’ipotesi più credibile – secondo chi indaga – è che quei telefoni siano finiti in mano ai sequestratori. Un’ipotesi dura, pesante. Ma che spiegherebbe molte cose. Come la chiave lasciata nella toppa. Le valigie sparite. I trucchi, le scarpe con i tacchi e una coperta – quella che si portava sempre dietro – rimasti lì. La sua Cinquecento parcheggiata nel cortile sul retro. Nessun segno di lei.

L’inchiesta sulla scomparsa di Maria Denisa Adas si allarga: nuove piste e un legale nel mirino

Nel frattempo, un avvocato è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona. Lo stesso legale che avrebbe detto alla madre di Maria Denisa Adas al momento scomparsa, Maria Cristina Paun – anche lei indagata per false informazioni – che la figlia era viva. “Anche se ferita”, avrebbe detto. Un’amica della ragazza si è presentata spontaneamente agli inquirenti per raccontare tutto: la conversazione con la madre, la visita nella stanza vuota, il sospetto. Ha parlato di un gruppo di rumeni che volevano costringere Denisa a lavorare per loro. Che l’avrebbero picchiata. Tolto i denti.

Sempre secondo il racconto, l’avvocato avrebbe proposto uno scambio: difendere i rapitori in cambio della libertà della ragazza. Una trattativa assurda. Il sequestro – così era stato detto – doveva durare due giorni. Ma l’attenzione mediatica avrebbe cambiato i piani. Ora i carabinieri passano al setaccio tutte le telecamere della zona. Cercano immagini, dettagli. Un indizio. Qualcosa. Intanto lei, Maria Denisa, non c’è più. E nessuno sa dove sia.