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Mario Draghi, la nuova vita da nonno: "Volevo restare, ma non me l'hanno consentito"

mario draghi

L'ex premier si sbottona in una nuova intervista

Che cosa sta combinando Mario Draghi dopo essere stato sfiduciato? La risposta è arrivata nelle scorse ore in una nuova intervista esclusiva concessa sulle pagne del Corriere.

Quel che sembra emergere in maniera piuttosto evidente è che, almeno per ora, il politico e ex presidente della BCE, non abbia alcuna intenzione di tornare alla vita istituzionale ma voglia piuttosto godersi la sua vita da amorevole nonno dei suoi quattro nipotini.

Mario Draghi: nessun interesse per ruoli istituzionali

Al giornale, l’ex premier ha confermato prima di tutto di non voler tornare, perlomeno nell’immediato, alla vita politica. Qui il commento di Draghi:

Ho chiarito che non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero

Nell’intervista, inoltre, l’ex premier ha tenuto a specificare che non è stata colpa sua se il Governo è caduto, allontanando le voci rispetto al fatto che fosse stato lui a contribuire alla crisi perché stufo:

Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessioni che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati.

Al contrario, Mario Draghi ha tenuto a sottolineare che sarebbe rimasto, e pure volentieri, ma non gli è stato possibile a causa di forze esterne. A proposito, il politico ha aggiunto:

Sare rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito. […] ll governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura.

“Le posizioni dei partiti erano inconciliabili”

“Il governo – ha detto Draghi – si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura. Con il passare dei mesi – ha proseguito Draghi – la maggioranza si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Cdm”. Entrando nel merito ha spiegato: “Il M5s era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. FI e Lega erano contrari ad aspetti di alcune importanti riforme, fisco e concorrenza, a cui era stato dato il via libera in Cdm. Lega e M5s chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio”.

“Le posizioni dei partiti – ha sottolineato parlando del momento più complicato della legislatura – erano ormai inconciliabili. Il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5s”.

Il “giudizio su Giorgia Meloni”

“Non spetta a me giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale. Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale. Penso anche che si debba sempre mantenere aperto il confronto con le parti sociali, con gli enti territoriali, con il terzo settore. Un confronto ispirato al dialogo, all’ascolto, alla disponibilità”, ha detto l’ex premier.

Ed in merito ai presunti ritardi sul Pnrr? L’ex primo ministro è categorico: “Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri. Questo è l’unico indicatore da cui dipende l’erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale. Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti. I rimanenti obiettivi sarebbero certamente stati raggiunti prima della fine di questo semestre. Credo che il governo attuale sia altrettanto impegnato, e non ho motivo di dubitare che raggiungerà tutti gli obiettivi della terza rata”.

Secondo Draghi l’Italia ha dato dimostrazione di sapercela fare e a tal proposito ha chiarito: “A febbraio 2021 la situazione era molto difficile. Tuttavia l’Italia ha mostrato di sapercela fare. Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo”. Ora “l’inflazione ha messo le banche centrali davanti a una sfida. Preservare la stabilità dei prezzi è essenziale”.

Le prospettive per la guerra in Ucraina

E ancora l’ex premier si è sbottonato sulla sua visione per l’immediato futuro della situazione in Ucraina. “Le prospettive di pace sono difficili anche se molto è cambiato in quest’ultimo periodo. Ma è soltanto Putin che può porre fine a questi massacri. Abbiamo appoggiato l’Ucraina subito, con convinzione. Ero consapevole dei forti legami passati tra l’Italia e Mosca, ma non potevamo restare impassibili. In Russia probabilmente contavano su una nostra ambiguità, che invece non c’è stata”.