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Meloni e Schlein, guerra mediatica o strategia degli specchi?

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C’è chi la chiama contrapposizione politica, ma nella "guerra politica" tra Meloni e Schlein sembra esserci molto di più: una dinamica comunicativa che alimenta visibilità e consenso reciproco?

C’è un fenomeno interessante nella politica italiana, quasi un caso di scuola nella comunicazione contemporanea. La premier Giorgia Meloni, seppur forte di un consenso solido e di un ruolo istituzionale che la legittima pienamente, trova nella contrapposizione con Elly Schlein un elemento comunicativo non trascurabile. Non è solo scontro politico: è un dialogo implicito, una contrapposizione non una guerra che — anche se non sempre voluta — finisce per rafforzare in modo diverso entrambe, dentro il possibile equilibrio della visibilità.

Meloni e Schlein, guerra di narrazione nel teatro del consenso?

Non è più soltanto dialettica, è comunicazione. Forse anche inconsapevole. Meloni e Schlein si muovono dentro un equilibrio apparentemente fragile, quasi coreografico. Ogni parola dell’una riaccende l’altra, ogni dichiarazione pubblica si trasforma in specchio politico. In un contesto dove il consenso cambia velocemente e la memoria collettiva è corta, avere un avversario forte può in effetti servire a rafforzare la propria linea comunicativa?

La premier Giorgia Meloni guida una destra che vuole mostrarsi solida e rassicurante, ma ha bisogno di un volto che sia riconosciuto per alcuni progressista per ribadire la propria identità. Schlein, invece, guida un’opposizione che non può permettersi il silenzio: deve reagire, portare tematiche, restare visibile. Ogni scontro diventa una scena, ogni battuta un titolo. Quando Meloni o Schlein ironizzano entrambe sulle rispettive fazioni, offrono all’altra l’occasione per rispondere. Quando Schlein parla di “deriva autoritaria”, restituisce alla premier il ruolo di chi difende l’ordine contro il caos, sicuramente casuale ma nella guerra della strategia mediatica rimane un punto d’osservazione interessante oltre che efficace.

Meloni e Schlein quando comunicare non è una guerra politica ma contrapposizione

È una relazione di riflessi, un meccanismo che funziona anche senza essere pianificato. Forse entrambe lo sanno, forse no. Ma l’aspetto interessante è che forse emerge un meccanismo comunicativo inconsapevole o meno di gioco delle parti… Meloni rafforza la sua immagine di guida apparentemente solitaria e decisa; Schlein quella della giovane voce alternativa. Insieme costruiscono la narrazione di una politica polarizzata, dove lo scontro politico è anche strumento di comunicazione.

Il rischio, potrebbe essere dietro l’angolo, per ora sembra lontano… Ma quando la politica vivesse solo di opposizioni, si indebolirebbe la capacità di proporre. Una parte a difesa e l’altra a reazione. E il confronto, più che crescere, si consumerebbe.

Eppure, finché si parlerà di una in rapporto all’altra, entrambe resteranno centrali. È il paradosso della politica italiana di oggi: per essere forti, bisogna tenere in vita il proprio avversario?