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La comunità cristiana di Palestina, una delle più antiche al mondo, si trova ad affrontare una realtà complessa e difficile. Con meno di 50.000 cristiani rimasti, la loro presenza è minacciata dalla continua occupazione israeliana e da attacchi sporadici. Nonostante le avversità, durante le celebrazioni natalizie a Betlemme, i cristiani cercano di mantenere viva la tradizione e la speranza.
Per la prima volta dall’inizio della guerra a Gaza, i cristiani palestinesi si sono riuniti nella Chiesa della Natività, un luogo simbolico dove, secondo la tradizione, nacque Gesù. Il sindaco di Betlemme ha annunciato il ritorno delle festività, dopo un lungo periodo di silenzio e paura.
La celebrazione del Natale a Betlemme
Durante un mercatino di Natale, Safaa Thalgieh, madre di Betlemme, ha condiviso con Al Jazeera i sentimenti contrastanti che accompagnano la gioia delle festività: “La nostra felicità non significa che non ci sia sofferenza. Preghiamo affinché le cose migliorino.” La vita quotidiana dei cristiani è segnata da un clima di insicurezza e violenze, ma la celebrazione del Natale rappresenta un momento di unione e speranza.
La storia dei cristiani in Palestina
I cristiani palestinesi vantano una storia millenaria. Nel primo Novecento, costituivano circa il 12% della popolazione, ma oggi sono scesi a meno dell’1%. L’occupazione ha portato a difficoltà economiche e alla fuga di molte famiglie in cerca di una vita migliore all’estero. La maggior parte dei cristiani vive in aree come la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza.
Violenza e persecuzione
Nel corso degli anni, le comunità cristiane hanno subito numerosi attacchi. Un rapporto del Religious Freedom Data Center ha documentato oltre 200 incidenti di violenza contro i cristiani in Palestina, con una concentrazione particolare nella Città Vecchia di Gerusalemme. Questi attacchi, spesso perpetrati da estremisti, includono vandalismi, abusi verbali e aggressioni fisiche.
Attacchi durante il conflitto
Nel 2025, gli attacchi contro i cristiani sono aumentati, con episodi significativi come la distruzione della storica collina di Ush al-Ghurab da parte di coloni israeliani nel tentativo di creare nuovi insediamenti. Inoltre, chiese come quella di San Giorgio a Taybeh sono state bersaglio di incendi dolosi, mentre la comunità di Gaza ha subito danni ingenti durante la guerra.
Il Natale a Gaza: un atto di resistenza
Nella Striscia di Gaza, la piccola comunità cristiana vive una realtà ancora più difficile. Durante le celebrazioni natalizie, la parrocchia della Sacra Famiglia ha organizzato un battesimo e alcune comunioni, riflettendo la resilienza della comunità. Nonostante le difficoltà, il parroco Gabriel Romanelli ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la speranza e la fede.
Un Natale di carità
La parrocchia ha anche avviato iniziative di aiuto per le famiglie in difficoltà, distribuendo beni di prima necessità. Il Natale diventa così un momento di condivisione e supporto reciproco, in un contesto di miseria e distruzione. “Il nostro Natale sarà di carità e amore”, ha affermato il parroco, riflettendo sul significato profondo delle festività.
Il Natale per i cristiani palestinesi rappresenta un simbolo di speranza e resistenza. Nonostante le sfide quotidiane e la violenza, la comunità continua a celebrare la nascita di Gesù con gioia e determinazione, cercando di mantenere vive le tradizioni e la fede. Un padre in preghiera ha affermato: “Gesù è nato nella grotta di Betlemme e vuole continuare a nascere nei nostri cuori, anche nei luoghi di sofferenza.”