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In corso test del DNA sulle ossa trovate al San Camillo: possibile svolta nel caso Emanuela Orlandi

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Ossa trovate al San Camillo: il test del DNA riapre il caso Emanuela Orlandi tra speranze e prudenza.

Dopo decenni di mistero e innumerevoli ipotesi, il caso di Emanuela Orlandi torna sotto i riflettori grazie al ritrovamento di alcune ossa all’ospedale San Camillo di Roma. Gli esperti hanno avviato una serie di esami del DNA per cercare di capire se i resti possano appartenere alla giovane scomparsa nel 1983. Questa nuova pista potrebbe rappresentare una svolta importante in una vicenda che ha segnato la cronaca, riaccendendo la speranza di fare finalmente luce su uno dei più enigmatici casi irrisolti.

Il contesto e le ipotesi sul ritrovamento nel padiglione del San Camillo

Le ossa sono state rinvenute in un’area del padiglione Monaldi de Sanctis, chiuso da tempo e noto per essere stato rifugio di persone senza fissa dimora e tossicodipendenti fino al 2017.

I resti, trovati da un operaio impegnato nei lavori di ristrutturazione, si trovavano accanto a rifiuti di vario genere in un vano ascensore al piano terra. Un primo esame suggerisce che potrebbero avere una datazione compresa tra i tre e gli otto anni, orientando l’ipotesi che possano appartenere a una persona senza dimora, più che a Emanuela Orlandi.

Il fratello di Emanuela, Pietro, pur comprendendo il clamore mediatico, ha espresso cautela sui social, augurandosi che le ossa non siano legate alla sorella. Intanto, le autorità attendono gli esami scientifici per confermare o escludere ogni possibile collegamento.

“Io personalmente non credo e sinceramente spero che non lo siano. Ma capisco che che ci sono degli indizi che possano far pensare ad un legame con Emanuela”, ha dichiarato a Fanpage.

Nuova pista su Emanuela Orlandi: esami del DNA sulle ossa rinvenute all’ospedale San Camillo

La scoperta di resti umani all’interno di un padiglione dismesso dell’ospedale San Camillo di Roma ha riacceso l’attenzione sul caso irrisolto della scomparsa di Emanuela Orlandi. Per chiarire l’identità delle ossa, sono stati avviati esami del DNA, ma l’avvocata Laura Sgrò, che rappresenta la famiglia, ha sottolineato a Il Giornale di non aver mai richiesto direttamente queste analisi. Secondo lei, al momento si tratta solo di “suggestioni”, soprattutto in relazione alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex compagna di un noto boss, che in passato aveva indicato un legame tra la ragazza scomparsa e luoghi vicini all’ospedale.

La Procura, infatti, dispone già di un campione genetico di Emanuela per eventuali confronti, mentre la famiglia resta in attesa degli esiti e disponibile a collaborare con gli investigatori.