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Pensioni e riscatto della laurea, tagli e restrizioni: le nuove regole penalizzano i lavoratori

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Accesso alla pensione posticipato e valore del riscatto della laurea ridotto: tutte le novità introdotte dalla Manovra.

La recente Manovra del governo introduce modifiche significative sulle pensioni anticipate e sul riscatto della laurea, rendendo più complesso lasciare il lavoro prima dell’età pensionabile. Tra l’aumento delle finestre per l’accesso alla pensione e la riduzione del valore dei periodi riscattati, le nuove regole colpiscono in particolare i giovani e chi ha già investito nel riscatto degli studi universitari.

Manovra, riscatto della laurea e Tfr: novità e controversie

Un punto centrale della riforma riguarda il riscatto della laurea breve, che subirà un taglio progressivo, penalizzando soprattutto i giovani laureati triennali e i titolari di diplomi universitari secondo la legge 341/1990. Finora, questo strumento permetteva di anticipare l’uscita fino a tre anni, ma dal 2031 il valore dei periodi riscattati diminuirà gradualmente: sei mesi in meno nel 2031, dodici nel 2032, fino a raggiungere solo sei mesi effettivi su tre anni riscattati nel 2035.

Anche i laureati magistrali vedrebbero dimezzata l’utilizzabilità dei contributi versati. La deputata Pd Ilenia Malavasi parla di «sterilizzazione» del riscatto della laurea, mentre Pasquale Tridico del M5S denuncia «una mazzata» destinata a scoraggiare l’utilizzo dello strumento.

La riforma introduce inoltre, dal 1° luglio 2026, il meccanismo del silenzio-assenso sul Tfr per i neoassunti del settore privato: il trattamento di fine rapporto confluirà automaticamente nei fondi pensione, salvo rinuncia esplicita entro 60 giorni. La misura ha suscitato critiche da parte di opposizioni e sindacati. Claudio Borghi della Lega conferma che “non c’è alcuna intenzione di alzare l’età pensionabile né di scippare il riscatto della laurea“, e Armando Siri sottolinea che su pensioni e riscatto “decide il Parlamento, non i burocrati del Mef“.

Pensioni e riscatto laurea, cambia tutto: mazzata per gli italiani con le nuove regole

Il governo ha presentato in Commissione Bilancio al Senato un maxi emendamento alla Manovra che introduce una significativa stretta sulle pensioni, destinata a generare un risparmio stimato di circa 2 miliardi di euro entro il 2035. La misura modifica in modo progressivo le condizioni per accedere alla pensione anticipata, rendendo più difficile lasciare il lavoro prima dell’età pensionabile. Attualmente, per gli uomini servono 42 anni e 10 mesi di contributi e per le donne 41 anni e 10 mesi, senza vincoli di età minima, ma con una finestra di tre mesi tra il raggiungimento dei requisiti e l’erogazione della pensione.

Con le nuove regole, la finestra aumenterà gradualmente: resterà di tre mesi fino al 2031, poi salirà a quattro mesi nel 2032-2033, cinque mesi nel 2034 e sei mesi dal 2035. Inoltre, a partire dal 2027 sarà necessario un incremento dei contributi richiesti, che passeranno da uno a tre mesi entro il 2028.

Dal 2029 torneranno anche gli adeguamenti automatici legati all’aspettativa di vita con cadenza biennale, rendendo l’accesso alla pensione anticipata sempre più selettivo e allontanando l’uscita dal lavoro. Come osserva il relatore Guido Liris, si tratta di “norme tecniche con eccesso di zelo da parte della struttura tecnica del Mef“, motivate dall’esigenza di “salvaguardare i saldi di bilancio 2030-2031“.