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Perché il trading sta spopolando così tanto tra gli italiani

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Il trading piace perché permette di investire facilmente anche grazie a tante app che possono aiutare.

Ormai siamo invasi da abitudini finanziarie che fino a pochi anni fa non esistevano nemmeno. Tra gli strumenti digitali, i tassi che cambiano in continuazione e i risparmi fermi sui conti correnti, il trading si sta facendo strada sempre di più tra gli italiani. Ma come mai, proprio adesso? Ecco i numeri e le tendenze di questo fenomeno.

L’idea è molto semplice: oggi tutti possiamo investire ed è molto più semplice rispetto a un decennio fa. Abbiamo a disposizione gli smartphone e i tutorial che ci insegnano tutto ciò che c’è da sapere per fare trading in sicurezza. Basta scegliere un app di trading sicura e affidabile come easyMarkets e il gioco è fatto. Fare trading oggi è comodo, è poco costoso ed è anche intrigante per chi si avvicina al settore.

I numeri che spiegano il boom

Partiamo dai fatti più freschi. Nel primo trimestre 2025, le famiglie italiane hanno spostato i soldi dai depositi verso gli strumenti di mercato: –14,5 miliardi dai conti, a fronte di +13,1 miliardi in titoli e +11,9 miliardi in risparmio gestito. È chiaro cosa significa tutto questo, no? Cresce la voglia di mettere a frutto la liquidità, anche con operatività più attiva.

Questa spinta avviene su uno sfondo di ricchezza finanziaria molto ampia. Nel 2024 la ricchezza finanziaria delle famiglie ha superato i 6000 miliardi di euro. Quando la base è così grande, basta che una fetta un po’ più ampia si affacci ai mercati per muovere i volumi.

Sul fronte dell’interesse specifico, il Rapporto CONSOB 2024 segnala un balzo degli italiani interessati al trading online: dal 26% nel 2022 al 41% nel 2024. Non parliamo quindi solo di una curiosità passeggera, ma di un pubblico che sta crescendo a vista d’occhio.

Anche l’ambiente di mercato non è rimasto a guardare: l’indice principale di Piazza Affari ha toccato i nuovi massimi nel 2025 (quota 42654 il 14 agosto 2025). Le fasi di forza dei listini tendono a catalizzare l’attenzione e u nuovi ingressi, soprattutto tra i risparmiatori al dettaglio.

Infine, sul lato obbligazionario lo Stato ha aperto le corsie preferenziali al retail (BTP Valore, BTP Italia). Nel 2024 la quota di debito collocata al pubblico retail è cresciuta dal 3,9% al 6% rispetto al 2019, grazie proprio a queste emissioni dedicate. Un canale ponte che ha riportato tante famiglie a operare direttamente sui mercati.

Tecnologia e costi: il fattore “frizione zero”

C’è poi un aspetto pratico che non va sottovalutato: la digitalizzazione ha accorciato le distanze tra il risparmiatore e i mercati. Secondo CONSOB, il 64% degli investitori dichiara di conoscere le piattaforme di trading online, ma soprattutto il 19% dice di utilizzarle. Tra i motivi principali dell’attrattiva ci sono la comodità del servizio e i costi contenuti (indicati rispettivamente dal 31% e 32% del campione, percentuali che salgono al 51% e 47% tra chi è già interessato). Insomma, le app sono leggere, l’esecuzione è rapida e le commissioni sono chiare.

Il consumo di informazione è cambiato altrettanto in fretta. Dal Rapporto emerge che gli investitori si informano online con grande frequenza e consultano sia le fonti istituzionali (CONSOB, Banca d’Italia, Borsa Italiana) sia i siti e i social, con una familiarità digitale sempre più evidente. Questo ecosistema riduce la distanza cognitiva dal mercato:

  • Cerchi un grafico, lo trovi
  • Vuoi capire un prodotto, ci sono guide, video e webinar

Sul piano europeo, il tema è così centrale che ESMA nel 2025 ha lanciato una Call for Evidence sul “Retail Investor Journey”, per capire meglio come partecipano i risparmiatori e quali competenze digitali servono davvero. È un segnale di sistema: i regolatori vogliono che l’accesso sia semplice, informato e coerente con le nuove abitudini digitali.

Chi partecipa e con quali strumenti

Non tutti si muovono allo stesso modo. I dati CONSOB mostrano che l’interesse per il trading online è più diffuso tra i più giovani, tra chi appartiene a classi sociali più elevate e tra chi ha una maggiore propensione al rischio. È una fotografia che si ritrova anche osservando i portafogli: accanto agli strumenti tradizionali (BTp, obbligazioni, fondi), cresce la curiosità per le aree nuove per il risparmiatore italiano.

Un esempio lampante sono le cripto-attività: la quota di italiani che le detiene è raddoppiata in due anni, dal 8% nel 2022 al 18% nel 2024. Non è il fulcro del fenomeno-trading, ma racconta di un pubblico più pronto a sperimentare, a diversificare e a utilizzare le piattaforme digitali con naturalezza.

Detto questo, il cuore della partecipazione resta ibrido:

  • Da una parte gli strumenti obbligazionari (trainati dai collocamenti retail come BTP Valore e BTP Italia)
  • Dall’altra fondi ed ETF, insieme a una fetta di operatività diretta su azioni e derivati

Il disegno che emerge dai conti finanziari 2025 è coerente: meno depositipiù titoli e più risparmio gestito.

Un altro tassello è l’andamento dei listini: quando l’indice domestico corre, aumenta il rumore di fondo nei media e nelle community. Più persone seguono, alcune iniziano, altre tornano operative dopo una pausa. Il 2025, con i massimi aggiornati sull’indice principale, ha amplificato queste dinamiche.