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Via della Seta, Salvini: "Il Memorandum non è un testo sacro"

Via della Seta, Salvini sul Memorandum

Il vicepremier: "Dirò no se ci sarà il lontanissimo dubbio che certe acquisizioni possano mettere in difficoltà la sicurezza nazionale".

Lega e M5S sono al lavoro vero un’intesa sull’accordo con la Cina. Al termine di un vertice al Quirinale, durante una conferenza stampa a Montecitorio citata dall’Ansa, il vicepremier Matteo Salvini ha espresso prudenza e ha ricordato che “il Memorandum non è un testo sacro. Si può modificare, si può migliorare”. Il leader del Carroccio ha poi ribadito che porrà il veto al patto con Pechino solo qualora questo comporti rischi in tema di sicurezza. “Se ci sarà il solo lontanissimo dubbio che certe acquisizioni possano mettere in difficoltà la sicurezza nazionale, da ministro dell’Interno, dirò un secco no”, ha dichiarato.

Paura per la sicurezza nazionale

“Prima di permettere a qualcuno di investire sul porto di Trieste o Genova, guarderei a fondo”, ha continuato Salvini. “Se fosse un americano nessun problema. Se invece venisse dalla Cina sarebbe diverso. Ogni investimento in settori strategici necessita la massima prudenza”. Di sicurezza hanno parlato anche i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari: “È importante aiutare le nostre imprese a crescere ed esportare, ma quando ci sono in ballo la sicurezza e la sovranità nazionale occorre molta prudenza. Amici di tutti, colonia di nessuno“.

Di Maio: “Grande opportunità per il Sud”

Il vicepremier Luigi Di Maio si è detto “contento che nel governo ci sia totale accordo. Stiamo leggendo” le carte, ha continuato, e come il suo omologo leghista ha concordato che “il Memorandum non è un testo sacro, si può modificare. Si può migliorare”. Da Matera, il leader del Movimento ha inoltre ricordato che “la Via della Seta non deve essere vista assolutamente come una nuova alleanza geo-politica. È un Memorandum che firmerò io come ministro dello Sviluppo economico e che servirà anche ai porti del Sud“, tra cui “quello di Taranto. È una grande opportunità per le nostre imprese di portare le eccellenze agroalimentari e artigianali in Cina”.

Il vicepremier ha poi negato il rischio di conseguenze sulla sicurezza nazionale: “Tutti dicono che c’è il pericolo di colonizzazione. Qui l’unica colonizzazione a cui dobbiamo ambire è quella del made in Italy nel mondo. È il made in Italy che deve colonizzare il mondo con la sua bellezza e la sua capacità”.