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Storia della Lega: da partito del nord a prima forza politica d'Italia

lega piazza

La Lega Nord ha vissuto alti e bassi: oggi, però, è il primo partito italiano. Vediamo il suo percorso dalle origini fino al 2019

Verso la fine degli anni Ottanta, nacque un partito che raggruppava in sé tutti i gruppi autonomisti dell’Italia settentrionale: questi chiedevano più libertà e maggiore decentramento da Roma. Nel febbraio 1991, a partire dalla Lombardia occidentale e dal Veneto, nasce la Lega Nord. In pochi mesi il neonato partito si diffonde in tutta la pianura Padana, in Toscana, Marche e Umbria. Il partito si proponeva come alternativa alle vecchie ideologie politiche che avevano trascinato l’Italia nella corruzione. Nel corso della sua storia, però, si sono registrati alti e bassi a causa delle particolari idee su temi come immigrazione, razzismo e secessionismo.

Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord

Il vero fondatore della Lega Nord è Umberto Bossi, nato a Varese nel 1941. Il suo incontro con il giornalista Bruno Salvadori, avvenuto nel febbraio 1979, segna il punto di svolta nella carriera politica. Infatti, l’allora 38enne Bossi costituì proprio nel 1979 il primo cartello politico delle forze autonomiste. Al suo interno erano riuniti 19 movimenti che andavano dalla Liga Veneta al Movimento della Rinascita Piemontese. In occasione della prima elezione del Parlamento europeo, però, il gruppo coalizzato ottenne solo 166 mila voti pari allo 0,47%.

La Lega Lombarda

Bruno Salvadori morì in un incidente d’auto nel 1980. Bossi, che fino a quel momento aveva fatto tesoro degli insegnamenti del teorico autonomista valdostano, creò un primo nucleo della futura Lega Lombarda: la Lega Autonomista Lombarda. Nel contempo, Bossi iniziò a nutrire un profondo sentimento anti-meridionale: i mali del paese, secondo il leader, derivavano dal sud Italia. Nel 1983, il leghista si candida alle elezioni politiche forte dell’alleanza con la Lista per Triste: il risultato, però, fu solo una piccola manciata di voti.

Bossi riparte fondando, il 12 aprile 1984, la Lega Autonomista Lombarda. In vista delle elezioni europee, il partito si unì a tutti gli altri movimenti autonomisti dell’Italia settentrionale: il risultato furono oltre 1600 preferenze, non sufficienti però per entrare nell’esecutivo europeo. La lista presentata si chiamava Liga Veneta – Unione per l’Europa federalista: a capo dei tre partiti riuniti all’interno c’era proprio Bossi.

Il 21 marzo 1986, invece, nasce la Lega Lombarda, che diventerà la futura Lega Nord. Questo partito si caratterizza per una prospettiva più democratica: il vero leader al suo interno è Umberto Bossi. Il simbolo scelto dal gruppo è un guerriero, Alberto da Giussano, che aveva combattuto nella battaglia di Legnano con Federico I Barbarossa. Il significato allegorico legava Alberto alla Lega e il Barbarossa a Roma “ladrona”.

Nelle elezioni politiche del 1987 il partito leghista entra nelle istituzioni con un senatore e un deputato: Bossi venne eletto in entrambe le Camere e scelse di sedere a Palazzo Madama. Montecitorio venne assegnato, invece, a Giuseppe Leoni. La Lega in quelle elezioni ottenne 137 mila voti: ciò significa che in 4 anni il partito aveva aumentato di 15 volte i voti passati. Nel giugno 1989 si tennero per la terza volta le elezioni europee e finalmente anche il partito di Bossi ottenne qualche seggio: il risultato fu 1,83% dei consensi.

Umberto Bossi

Nasce la Lega Nord

Negli anni precendenti al crollo del muro di Berlino e della caduta dei comunismi, la Lega si propose come alternativa in grado di cambiare lo status quo italiano. Durante il primo congresso della Lega Lombarda, tenuto a Milano nel 1991, nacque la Lega Nord. Il nuovo partito federal-comunista riuniva la Lega Lombarda, la Liga Veneta, Piemonte autonomista, l’Unione Ligure, la Lega Emiliano-Romagnola e l’Alleanza Toscana. Bossi divenne nuovamente segretario del neonato partito, mentre Franco Rocchetta fu nominato presidente.

Il raduno a Pontida

Il 1990 divenne l’anno storico per la Lega Nord: il 20 maggio, infatti, si tenne il raduno a Pontida nel bergamasco. Nel prato di quella abbazia ogni anno i militanti leghisti si riuniscono per giurare fedeltà al partito. Nelle elezioni del 1992 il partito di Bossi ottenne 55 deputati e 25 senatori e divenne la quarta forza politica italiana. Una delle successive tensioni del partito riguardò l’elezione del sindaco di Milano nel 1993: a scontrarsi furono proprio la Lega Nord e La Rete. Con il 57% dei voti trionferà il leader leghista.

Poco dopo la vittoria alle elezioni, però, il partito venne infangato dall’inchiesta di Mani Pulite: alcuni esponenti leghisti vennero coinvolti nella tangente Enimont. In quegli anni, inoltre, nasceva Forza Italia, il partito legato al nome di Silvio Berlusconi.

Il Polo delle Libertà

Nelle elezioni tenute nel 1994, l’allora deputato democristiano Sergio Mattarella prevedeva la presenza di due coalizioni: a destra nacquero il Polo delle Libertà e il Polo del Buon Governo, a sinistra l’Alleanza dei Progressisti. La vittoria andò a Silvio Berlusconi, che si trovò a capo di Palazzo Chigi. Nelle successive elezioni europee, però, la Lega ottenne un buon risultato: 6,56% soltanto nelle circoscrizioni del nord Italia. Tra Bossi e Berlusconi non vi fu mai un’intesa e infatti fu proprio il leader leghista a far cadere il governo di Silvio.

Silvio Berlusconi

A partire dal 1995 la Lega abbandonò l’idea originaria della federazione per accogliere quella di secessione, che aveva portato alla formazione della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. La svolta avvenne nel 1997, quando venne istituito il Parlamento del Nord formato da 229 deputati. Negli anni successivi la Lega si avvicinò a Berlusconi: a breve, infatti, sarebbe nata la nuova coalizione del centro-destra, la Casa delle Libertà. Grazie a quest’unione, Silvio Berlusconi divenne nuovamente capo del governo nel 2001, mentre la Lega venne ridimensionata.

umberto bossi condannato

Gli anni recenti

Nelle elezioni europee del 2009 la Lega portò in Parlamento 9 deputati e ottenne ottimi risultati nel Veneto e in Lombardia. Nel 2010, inoltre, due esponenti leghisti divennero governatori di regione. Il 5 aprile 2012, infine, il leader storico della Lega Umbero Bossi si dimette: al suo posto viene nominato segretario Roberto Maroni. Con lui il simbolo del partito perde la scritta “Bossi” e si rinnova con “Padania”. Nel 2013, però, Maroni non si ricandida e nel partito comincia a emergere la figura di Matteo Salvini. Lo sguardo del nuovo leader vede oltre la Padania e la Lombardia e affronta temi sempre più nazionali. Nel 2014 viene fondato il movimento “Noi con Salvini“.

Tre anni dopo Roberto Calderoli lascia il partito per fondare la Lega per Salvini Premier: questo nuovo gruppo mantiene lo statuto precedente ma cambia il simbolo. L’impronta di Calderoli è più federalista e nazionalista. Nelle elezioni politiche del 4 marzo la Lega per Salvini Premier elimina la scritta Nord sulla scheda elettorale e ottiene un risultato sconvolgente. Infine, il 1 giugno 2018, Matteo Salvini, insieme a Luigi Di Maio, ottiene l’incarico di vicepremier e con Giuseppe Conte forma il nuovo governo giallo-verde.

Il vicepremier Matteo Salvini

La Lega diventa il primo partito

Nele ultime elezioni europee la Lega ha trionfato sugli avversari: il partito di Matteo Salvini ha superato il 30% dei consensi guadagnando la fiducia della maggior parte degli italiani. La strategia adottata dal leader prevede una grande empatia con i sostenitori: Salvini, infatti, si concede spesso per fotografie, selfie e strette di mano. Secondo il Finalcial Times, l’elemento che conduce al successo risiede nel suo carisma: l’uomo non è stato istruito in alcun modo, in quando possiede già una grande forza comunicativa. Dall’inizio dell’anno il leader del Carroccio è apparso in oltre 180 piazze, riuscendo a ottenere la stima e il voto degli italiani. Se qualche anno fa la Lega era un partito quasi inesistente; oggi è a tutti gli effetti il primo partito italiano.