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Sea Watch 3: Salvini firma divieto d'ingresso in Italia

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Puntuali le dichiarazioni del ministro degli interni. Resta lo stallo, chi aprirà ora i porti?

Matteo Salvini firma il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane. E’ lo stesso ministro ad annunciarlo tramite il suo profilo Twitter, che ribadisce “i porti italiani sono sbarrati”. Il riferimento è alle norme inserite nell’ultimo decreto sicurezza bis, al momento non operativo ma approvato martedì dal Cdm e firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sea Watch 3, porti chiusi

“Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: stop ai complici di scafisti e trafficanti” le ferme parole di Matteo Salvini, intervenuto tramite il suo profilo Twitter. “Ciondolano nel Mediterraneo e giocano sulle pelle dei migranti, ma l’Italia non si fa dettare le regole dell’immigrazione da una Ong tedesca che usa una nave olandese fuorilegge. Non pensino di passarla liscia”. Sono puntuali le accuse contro la Sea Watch 3 da parte del ministro degli interni. La nave, da oltre 24 ore al limite delle acque territoriali italiane, si trova a una quindicina di miglia da Lampedusa dopo aver rifiutato di attraccare a Tripoli, dove le autorità libiche hanno offerto un porto “sicuro” per la prima volta – da un anno, dall’istituzione della propria zona Sar. A spalleggiare Salvini il premier Conte – intervenuto da Malta dove si trova per il vertice dei paesi Ue del Mediterraneo e che chiede “maggiore trasparenza da parte delle Ong”, sottolineando che la Guardia costiera libica “ha già fatto diversi interventi”. La situazione resta bloccata, con l’unica certezza che i 52 migranti soccorsi martedì a 47 miglia dalle coste africane non torneranno in Libia. Ad affermarlo non solo la Ong, che ha esposto a bordo della nave due striscioni con scritto “open ports, open hearts” e ribadendo che “un paese in guerra non esiste un porto sicuro”, ma anche dall’Ue. Il monito ad evitare un respingimento collettivo arriva anche da Bruxelles: “Tutte le navi con bandiera europea sono obbligate a rispettare il diritto internazionale e il diritto Sar in mare, che comporta la necessità di portare delle persone in un posto o porto sicuro. E la Commissione ha sempre detto che queste condizioni non si ritrovano in Libia”, ha poi precisato uno dei portavoce, ricordando però che la Commissione non ha le competenze per dire dove una nave debba o meno sbarcare i migranti.

Il nuovo decreto

“I porti italiani sono sbarrati” ribadisce ancora Salvini, chiedendo che la nave “vada verso il Nord Europa” poiché “ci sono tutti i mezzi e gli strumenti legislativi necessari” per impedire l’ingresso della Sea Watch in Italia. Il riferimento va ovviamente alle nuove norme inserite nel decreto sicurezza bis che però non è al momento operativo, tanto che il titolare del Viminale è stato costretto ad emanare una direttiva ad hoc per tentare di fermare la nave. Tra le novità del decreto la possibilità di confiscare le navi in caso di perpetuazione delle violazioni con sanzioni fino a 50mila euro. Il provvedimento, approvato nella giornata di martedì 11 giugno, è stato certificato dalla Ragioneria e firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma deve essere ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ritardo dovuto “solo ad un problema tecnico” dicono dal Viminale nella relazione che accompagna il testo della norma “spazzaclan”, che ha assicurato che il decreto entrerà presto in vigore. Resta lo stallo, aspettando di vedere chi sarà alla fine ad aprire i porti: ma il ministro degli Interni sa bene che la Libia, ad oggi, non è un porto sicuro. E per sua stessa ammissione, quando chiede che l’Ue “si svegli e blocchi a terra le partenze, rendendo sicuro un porto libico sotto il controllo delle autorità internazionali”.