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Ddl Lega sul lavoro a termine, Di Maio: "Decreto Dignità non si tocca"

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Una proposta della Lega punta a modificare il decreto Dignità per "utilizzare ancora il lavoro flessibile": l'avvertimento di Di Maio e della CGIL.

La Lega annuncia di voler presentare un ddl che di fatto ammorbidirebbe il decreto Dignità fortemente voluto dal M5S per utilizzare di più il lavoro flessibile. Luigi di Maio chiede ad ogni possibilità di modifica. Contrario anche la CGIL, che chiede comunque correzioni, soprattutto sulle causali.

Lavoro flessibile

“Nessun intervento legislativo che operi nuovamente sul decreto Dignità e in particolare sui contratti a termine può essere realizzato senza confronto con le parti sociali” si legge in una nota della CGIL, in merito alle ipotesi avanzate dalla Lega su un ddl di modifica al provvedimento voluto dal M5S.

In un’intervista al Corriere della Sera Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, spiega infatti: “In alcuni casi, alla fine di un contratto a termine, le aziende hanno preferito prendere un’altra persona sempre con un contratto a termine piuttosto che trasformare quello stesso rapporto di lavoro in un contratto a tempo indeterminato. È su questo punto che si può intervenire, affidando alla contrattazione più rappresentativa l’individuazione delle formule migliori per poter utilizzare ancora il lavoro flessibile“.

A stretto giro è arrivata però la chiusura di Luigi Di Maio che, al termine di una riunione a Palazzo Chigi, ha fatto sapere: “Il decreto Dignità non si tocca. Chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro, può rivolgersi a Renzi. Il Jobs Act è stata una delle peggiori legge mai fatta negli ultimi 20 anni”.

La risposta della CGIL

“Se da un lato riscontriamo la stabilizzazione di buona parte delle figure più professionalizzate, dall’altro – si sottolinea però da Corso Italia – assistiamo, soprattutto tra le mansioni più fungibili, ad un aumento del turn-over piuttosto che alla stabilizzazione delle professionalità con contratto a termine o in somministrazione. Siamo di fronte quindi ad un utilizzo spregiudicato delle imprese delle varie forme di assunzioni precarie“.

Per questo motivo il sindacato chiede, prima di portare in Parlamento nuove leggi, di affrontare e risolvere “le tante vertenze aperte” e di effettuare “la necessaria manutenzione del decreto rafforzando i percorsi di stabilizzazione dei lavoratori con la contrattazione nazionale”.