La tragica morte di Matthew Perry ha sollevato interrogativi sulle responsabilità mediche nella gestione di sostanze pericolose. Il caso ha portato alla condanna del medico che gli fornì ketamina, mettendo in evidenza i rischi dell’abuso e le gravi conseguenze legali e morali quando un professionista viola il proprio dovere di protezione verso i pazienti.
Matthew Perry: il dolore della famiglia e l’impatto sulla memoria dell’attore
La sentenza rappresenta il primo passo giudiziario nel procedimento aperto per chiarire le responsabilità nella scomparsa della star di Friends. La famiglia dell’attore ha espresso con forza il proprio dolore: la madre Suzanne Perry e il patrigno Keith Morrison hanno scritto alla corte denunciando come il medico abbia approfittato della fragilità di Matthew, incontrandolo segretamente e fornendogli dosi elevate di ketamina “per qualche migliaio di dollari“. Anche il padre John Bennett Perry e la moglie Debbie Boyle hanno sottolineato come l’attore avesse bisogno di un limite, non di ulteriori prescrizioni.
Svolta nel processo sulla morte di Matthew Perry: l’attesa sentenza di un tribunale federale
Il medico californiano Salvador Plasencia è stato condannato a 30 mesi di reclusione dopo aver ammesso di aver procurato ketamina a Matthew Perry poche settimane prima della sua morte per overdose nel 2023. Il professionista, 44 anni, alla guida di una clinica di pronto soccorso a Calabasas, aveva già riconosciuto a luglio la propria responsabilità per quattro capi d’imputazione legati allo spaccio della sostanza, evitando così il processo previsto per agosto.
Durante l’udienza, come riportato da Rolling Stone Australia, Plasencia ha dichiarato di aver gravemente mancato al proprio dovere, affermando tra le lacrime: “Ho deluso Matthew Perry. Lo avrei dovuto proteggere. Mi dispiace tanto”.
Restano in sospeso le decisioni sui quattro altri imputati coinvolti nel caso.