Fin dalla sua creazione il microscopio ha rappresentato un grande aiuto per la comunità scientifica consentendo agli studiosi di esaminare il mondo come mai prima.
Lo strumento ingrandisce i dettagli minimi di un oggetto che è visibile a occhio nudo, ma permette anche l’osservazione di quello che è infinitamente piccolo: dalle più piccole forme di vita del pianeta ai reperti provenienti da luoghi remoti.
I dottori usano i microscopi per analizzare i campioni medici prelevati dai pazienti per diagnosticare eventuali malattie. I chimici e i biologi usano i microscopi per vedere reazioni chimiche che avvengono su scala troppo piccola per l’occhio umano. I tecnici delle scene del crimine usano i microscopi, ad esempio, per vedere le scanalature sulle pallottole sparate durante i test balistici.
Queste apparecchiature sono state sviluppate per assolvere diversi scopi e sono classificate in base alla sorgente di luce per illuminare il campione.
Il microscopio ottico, che sfrutta la luce dell’ambiente, è il modello base e risulta meno potente del microscopio elettronico che usa un fascio di elettroni per illuminare l’oggetto. Tramite l’utilizzo di campi magnetici che fungono da lenti, si può creare e interpretare un’immagine dell’oggetto ingrandita fino a un milione di volte.
Il microscopio stereoscopico è formato da due oculari, uno per ciascun occhio, tramite i quali si ha una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in esame che è illuminato di luce riflessa o diretta, a seconda del modello.
Il microscopio a campo oscuro usa un intenso cono di luce cavo usato spesso per vedere campioni biologici privi di pigmento che non sono stati trattati con coloranti o fissanti. Il diaframma al di sotto delle lenti permette all’osservatore di vedere il campione in contrasto, ovvero chiaro su fondo scuro.