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Riforma della Giustizia, il Senato approva, è legge: cosa cambia ora

La ministra già giudice supremo Marta Cartabia

Riforma della Giustizia, il Senato approva, è legge: ecco cosa cambia ora nell'ordinamento e in composizione ed elezione dei membri del Csm

Riforma della Giustizia, il Senato approva e quella riforma è legge: a Palazzo Madama si sono registrati 173 si fra cui quello assolutamente non scontato della Lega, poi 37 no e 16 astenuti. Il Senato ha dunque approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm e lo ha fatto con piena conferma del testo già licenziato dalla Camera. L’elemento politico è quello del voto a favore della Lega di Matteo Salvini, promoter dei recentissimi referendum sullo stesso tema. Giulia Bongiorno ha detto in aula: “Manca qualcosa all’appello in questa riforma: noi votiamo a favore di questi ritocchi, ma all’appello manca una riforma costituzionale. C’erano i tempi per farlo, ci avrebbe permesso di dire non solo chi va al Csm, ma chi è meritevole di andare al Csm”.

Riforma della Giustizia, il Senato approva

Astenuta Italia Viva con le parole di Matteo Renzi: “Non voteremo la sua riforma. Non votiamo contro ma ci asteniamo. Serve una riforma della giustizia e dell’ordinamento giudiziario, ma la Riforma Cartabia serve di meno. Lascia un po’ l’amaro in bocca”. Ma cosa prevede quella che a tutti gli effetti è una legge e cosa cambia?. Aumento dei consiglieri, una nuova legge elettorale, poi precise regole di funzionamento interno contro le correnti ed incompatibilità rafforzata fra i due grandi poli decisionali sanciti in Costituzione, ovvero politica e magistratura. Non manca la separazione delle funzioni ed è prevista anche la riduzione dei fuori ruolo.

Le novità salienti e il voto al Csm

C’è poi un target tattico: quello di fare entrare in vigore le nuove misure entro giugno per assicurare a luglio un voto per il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura con la nuova legge elettorale. E nel Csm cosa cambierà? La riforma ha in agenda l’aumento a 30 consiglieri (20 togati e 10 laici) con meccanismo maggioritario, collegi binominali e un recupero proporzionale con distribuzione di 5 seggi a livello nazionale.