Nel clima acceso che accompagna il prossimo referendum, la questione dell’astensione torna al centro del dibattito politico. In questo scenario, la premier Giorgia Meloni ha deciso di intervenire con fermezza, difendendo il diritto di scegliere di non votare come una legittima espressione di cittadinanza. Durante la seconda edizione de “Il giorno de La Verità”, Meloni ha lanciato un messaggio chiaro e provocatorio.
Scontro sul referendum, Meloni difende l’astensione: “È un diritto”
Durante la seconda edizione de “Il giorno de La Verità”, la premier Giorgia Meloni ha affrontato il tema del voto referendario, evidenziando un messaggio duplice: da un lato, ha sottolineato che recarsi ai seggi rappresenta un gesto di rispetto verso le istituzioni:
“Vado al seggio perché sono presidente del Consiglio ed è giusto dare un segnale di rispetto nei confronti delle urne e dell’istituto referendario”.
Dall’altro, ha riconosciuto che anche l’astensione può essere considerata una scelta legittima:
“Quando non si condividono i referendum, c’è anche l’opzione dell’astensione”.
Queste dichiarazioni hanno inevitabilmente riacceso il confronto tra le forze politiche sul significato del quorum e sul valore della partecipazione democratica. Tuttavia, Meloni ha ricordato che, storicamente, tutti i partiti della Repubblica hanno promosso l’astensione quando non erano d’accordo con i referendum, sottolineando che questo diritto deve valere per tutti, e non solo per chi appartiene alla sinistra.
In merito al progetto referendario che propone di ridurre a cinque anni i tempi per ottenere la cittadinanza italiana, la premier si è detta fortemente contraria, sostenendo che l’attuale legge è buona e molto aperta. Ha però aggiunto che il governo sta lavorando per semplificare e accelerare le procedure burocratiche per chi ha già diritto alla cittadinanza.
Riguardo alle voci su presunti attriti interni all’esecutivo, Meloni ha smentito ogni tensione, dichiarando che nessuno dà lezioni a nessuno e manifestando la propria soddisfazione per il lavoro svolto dai ministri, tra cui Salvini e Tajani. Ha quindi sottolineato la compattezza della maggioranza e la solidità del governo, ribadendo l’impegno a portare la legislatura fino alla sua naturale conclusione, definendo questa la sfida più importante.
Scontro sul referendum, Meloni cita il manifesto della sinistra del 2003
Giorgia Meloni nell’incontro ha mostrato un vecchio manifesto dei Democratici di Sinistra, caratterizzato dal simbolo della Quercia e dalla scritta rossa “NON”, utilizzato nel giugno 2003 per invitare gli elettori a non recarsi alle urne in occasione di un referendum.
Quel volantino, riferito alla proposta di Fausto Bertinotti, allora leader di Rifondazione Comunista, mirava a estendere il divieto di licenziamento alle piccole imprese, e sosteneva che non votare un referendum giudicato inutile e sbagliato fosse un diritto per tutti, lavoratori e non.
Meloni ha fatto riferimento proprio a questo concetto, sottolineando che in Italia non votare a un referendum rappresenta un diritto personale e collettivo.
“Come ci insegna un partito serio, in Italia non votare al referendum è un mio diritto, è un diritto di tutti”, attacca la premier.
Successivamente, la premier ha criticato la sinistra, accusandola di voler abolire attraverso questi referendum leggi che essa stessa aveva contribuito a creare, e ha sottolineato che molti dei promotori avevano governato negli ultimi dieci anni.
“Se la cantano e se la suonano da soli, come dicono a Roma. Invece di spendere 400 milioni di euro avrebbero potuto agire sui temi dei referendum in Parlamento. È una questione tutta interna alla sinistra”, ha concluso.