L’Italia della letteratura perde una delle sue voci più originali: Stefano Benni è morto a 78 anni. Con i suoi libri, da Bar Sport a Margherita Dolcevita, ha saputo conquistare intere generazioni di lettori, regalando storie visionarie, ironiche e profondamente umane.
Stefano Benni è morto: il cordoglio del ministro della Cultura
Dal suo esordio con Bar Sport nel 1976, che introdusse al pubblico figure ormai entrate nell’immaginario collettivo come la “Luisona”, fino a successi come La compagnia dei Celestini, Elianto o Margherita Dolcevita, Benni aveva mostrato un talento raro nell’intrecciare satira, poesia e surrealtà.
Tradotto in oltre trenta lingue, era diventato un autore di culto, in grado di conquistare lettori di ogni generazione.
Oltre alla narrativa, Benni aveva sperimentato molti linguaggi: dal teatro al cinema, fino al giornalismo e alla poesia. Aveva scritto per testate come L’Espresso, Panorama, Il Manifesto e Repubblica, distinguendosi per una penna tagliente e anticonformista. Fu autore televisivo per un giovane Beppe Grillo, regista con Musica per vecchi animali (insieme a Dario Fo e Paolo Rossi) e promotore in Italia dei romanzi di Daniel Pennac, suo grande amico. Negli ultimi anni aveva pubblicato opere come Dancing Paradiso e Giura, confermando una vitalità creativa che non lo aveva mai abbandonato.
Dietro il soprannome di “Lupo”, che lo accompagnava fin dall’infanzia, rimane l’immagine di uno scrittore libero, ribelle e profondamente legato al valore dell’arte come strumento di condivisione e di resistenza.
“Con la scomparsa di Stefano Benni la cultura italiana perde uno degli autori più originali. Scrittore, umorista, giornalista e drammaturgo, ha saputo raccontare il nostro tempo con uno stile inconfondibile e capace di unire satira e poesia. Figura poliedrica e anticonformista, ha lasciato un segno nella letteratura e nello spettacolo“, ha dichiarato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Stefano Benni è morto: addio allo scrittore di Bar Sport
Stefano Benni si è spento a 78 anni dopo una lunga malattia, lasciando dietro di sé un patrimonio letterario che ha segnato la cultura italiana degli ultimi decenni. Nato a Bologna nel 1947 e cresciuto tra i paesaggi dell’Appennino, lo scrittore aveva costruito un immaginario ironico e visionario, capace di unire leggerezza e critica sociale. Colpito da un male che gli impediva anche di parlare, negli ultimi anni si era allontanato dalla scena pubblica.
“Ricordate mio padre leggendo i suoi testi ai vostri amici. Come alcuni di voi sapranno, Stefano era molto affezionato al reading come forma artistica, lettura ad alta voce, spesso accompagnato da musicisti. Quindi, se volete ricordarlo, vi invito in questi giorni a leggere le opere di Stefano che vi stanno più a cuore a chi vi sta vicino, ad amici, figli, amanti e parenti. Sono sicuro che, da lassù, vedere un esercito di lettori condividere il loro amore per ciò che ha creato gli strapperebbe sicuramente una gran risata”. Ha dichiarato il figlio Niclas, come riportato dall’ANSA.