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Strage Rigopiano, caos in aula dopo la sentenza: 25 assoluzioni e 5 condanne

Per la strage di Rigopiano, la sentenza ha decretato 25 assoluzioni e 5 condanne. Tra i condannati c’è il sindaco di Farindola.

Per la strage di Rigopiano, la sentenza ha decretato 25 assoluzioni e 5 condanne. Tra i condannati c’è il sindaco di Farindola.

È scoppiato il caos in aula dopo la lettura della sentenza che ha messo la parola fine al primo grado del processo per la strage di Rigopiano con 25 assoluzioni e 5 condanne. Tra gli imputati assolti figurano l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della provincia Antonio Di Marco mentre il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi.

Al termine della lettura, i familiari delusi e arrabbiati delle vittime della strage hanno sarcasticamente applaudito al giudice Gianluca Sarandrea, urlandogli: “Ti devi vergognare. È uno schifo. Questa non è giustizia”.

Strage Rigopiano, caos in aula dopo la sentenza: 25 assoluzioni e 5 condanne

In merito alle 5 condanne e alle 25 assoluzioni stabilite in primo grado durante il processo per la strage di Rigopiano, il sindaco di Farindola Lacchetta è stato considerato responsabile limitatamente all’omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano. Di conseguenza, è stato condannato a scontare 2 anni e 8 mesi di carcere.

Il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, invece, sono stati ritenuti responsabili del monitoraggio della percorribilità delle strade che rientrano nel comparto della SP 8 e della pulizia notturna dalla neve connessa alla mancata presenza di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso. I due uomini, inoltre, sono stati considerati responsabili anche della mancata chiusura al traffico veicolare del tratto della SP 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. A entrambi gli imputati sono state concesse le circostanze attenuanti generiche e, dato il rito scelto per il processo, è stato possibile ottenere uno sconto di pena. Sono stati, quindi, condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione.

Sei mesi di carcere per falso, infine, sono toccati a Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore della Società “Gran Sasso Resort & Spa”, e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della stessa società di intervenire su tettoie e verande dell’hotel.

Rabbia e delusione dei familiari delle vittime della tragedia

L’accusa aveva chiesto 26 condanne per un totale di 151 anni e mezzo di carcere e 4 assoluzioni. L’esito del processo ha visto le richieste dell’accusa ribaltarsi e stravolgersi totalmente, innescando la rabbia e la delusione dei famigliari delle vittime della strage di Rigopiano.

Dopo la sentenza, infatti, in aula ci sono state lacrime e urla. Per ripristinare l’ordine, è stato necessario l’intervento dei poliziotti e dei carabinieri che hanno anche dovuto bloccare una tentata aggressione al giudice Sanandrea. “Ti devi vergognare. È uno schifo. Questa non è giustizia”, hanno urlato alcuni dei presenti, scagliandosi contro il togato. Uno degli attacchi più feroci nei confronti di Sanandrea è venuto da un superstite della tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone, 39 anni, che perse però la moglie Valentina Cicione. “Giudice, non finisce qui”, ha minacciato Matrone

“Sono sei anni che lottiamo per avere giustizia”, ha detto all’AdnKronos Angela, madre di Cecilia Martella, una delle 29 vittime di Rigopiano. “Il giudice non lo sa cosa vuol dire tornare a casa e vedere la cameretta di un figlio vuota”.

“Questo è un Paese di m***a”, hanno detto altri familiari. “Assolvendo quelli che hanno ammazzato i nostri parenti, oggi ci avete ucciso, ci avete massacrati. L’Italia fa schifo perché questa non è giustizia. Da questo processo si doveva dare fiducia agli italiani invece ora tutti devono prendere coscienza che la giustizia in Italia non esiste. È tutto pilotato dai politici”, hanno tuonato.

La tragedia si consumò il 18 gennaio 2017 quando un albergo situato nel comune di Farindola, in provincia di Pescara, venne travolto da una valanga causando la morte di 29 persone, rimaste sepolte sotto il ghiaccio e molti metri di neve.

L’accusa commenta le 25 assoluzioni e le 5 condanne della strage di Rigopiano

La sentenza ha profondamente deluso anche il pm e il procuratore di Pescara. “È stato cancellato il reato di disastro colposo”, ha detto il capo della Procura di Pescara Giuseppe Bellelli dopo la sentenza.

La decisione del Gup ha smantellato la ricostruzione dell’accusa sia rispetto al disastro sia rispetto ai soccorsi e ai presunti depistaggi. I pm, tuttavia, hanno annunciato che faranno ricorso in appello. “Attenderemo le valutazioni della sentenza per valutare il ricorso all’Appello. Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo”, ha dichiarato Bellelli all’Ansa.