Con l’avanzare della tecnologia, negli ultimi anni anche le truffe telefoniche si sono evolute, moltiplicandosi sempre più ai danni dei malcapitati. I malviventi non solo si limitano più ormai a fingersi parenti in difficoltà, ma sfruttano l’intelligenza artificiale in grado di riprodurre fedelmente una voce vera a partire da pochi secondi di registrazione telefonica.
Per poter evitare questo fenomeno, in molti stanno adottando un metodo semplice ma efficace: il “codice di famiglia”, una parola segreta conosciuta solo dalla cerchia più stretta dei cari che serve per accertarsi che la chiamata sia autentica, smascherando così o truffatori.
Ecco come difendersi dalle truffe telefoniche con intelligenza artificiale
Questa tecnica, già sperimentata negli Stati Uniti, consiste una parola o frase segreta, scelta preventivamente e nota solo alla cerchia più stretta dei familiari, che serve per verificare che a chiamare sia davvero un parente. Questo stratagemma, non infallibile ma rivelatosi utile, consiste nel chiedere: “Qual è il nostro codice di famiglia?”. Se l’’interlocutore non conosce la risposta, è molto probabile si tratti di una truffa. Oltre a ciò, è importante, come ricordato dagli esperti, prestare attenzione anche a non rivelare mai i propri dati personali, e contattare subito le forze dell’ordine. Tramite l’uso dell’intelligenza artificiale, i truffatori riescono a clonare la voce di parenti come ad esempio figli o nipoti, simulando emergenze e chiedendo denaro con toni disperati: “Nonna, ho avuto un incidente, mi servono soldi subito”, un messaggio che sovente basta per gettare nel panico chi lo riceve. Viene presentata un’imitazione quasi perfetta della voce del parente, difficile da distinguere per un orecchio non allenato. Il finto familiare, inoltre, chiama con urgenza, chiedendo denaro per evitare l’arresto o per pagare spese improvvise, e in pochi minuti persuade la vittima a consegnare contanti o gioielli. In certi casi, dopo la chiamata arriva addirittura a casa un complice che si presenta come avvocato o carabiniere per ritirare la somma pattuita. Ma non sono solo le chiamate dei finti parenti a mietere vittime: si è infatti diffusa anche la pratica delle chiamate da numeri falsi, che appaiono come appartenenti a commissariati o caserme grazie a specifiche applicazioni.
Dalle truffe telefoniche a quelle via sms: alcuni modi per difendersi
Nel 2025 si è poi diffusa una nuova variante, detta “smishing“, ossia truffe via sms. In questi messaggi i malintenzionati fingono problemi con pagamenti online o consegne e invitano a cliccare link che portano a siti trappola, con l’obiettivo di ottenere bonifici istantanei o dati bancari. Tali tecniche non prevedono il contatto diretto e permettono ai truffatori di agire a distanza, rendendo i giri di denaro più difficili da rintracciare. Per potersi difendere dalle truffe, le forze dell’ordine raccomandano di non fornire mai dati personali o bancari al telefono, di non cliccare su link sospetti e di contattare subito le forze dell’ordine in casi dubbi. È folto importante avvisare i propri familiari, in particolare gli anziani, sui metodi più comuni dei truffatori, stabilendo insieme uno stratagemma di sicurezza domestica, come l’uso del codice segreto. “Il codice di famiglia può essere utile, ma non è una garanzia assoluta”, spiega a Il Messaggero il maggiore Andrea Miggiano, comandante della compagnia Roma Parioli, che da anni si impegna nel contrasto alle truffe telefoniche. “Molte vittime forniscono inconsapevolmente informazioni ai truffatori, che giocano sui grandi numeri e sulla fiducia delle persone”. Il comandante ha sottolineato come, in vari casi, è stata la stessa vittima a rivelare dettagli personali nella conversazione, facilitando così i truffatori: ecco perché la prudenza è sempre raccomandata.