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Venezia, aggredito 33enne scambiato per borseggiatore

carabinieri

Venezia, Diego Nason, 33 anni, era appena uscito dal negozio di suo padre al momento dell'aggressione da parte di turisti sudamericani.

Diego Nason, 33enne di Mestre, è stato scambiato per un borseggiatore da alcuni turisti sudamericani e brutalmente pestato. Il ragazzo è stato spinto a terra e preso a calci sul viso e sulla testa. A raccontare il violento pestaggio è stato lo stesso giovane, tramite alcune dichiarazioni riportate dal Corriere della sera: “Erano in cinque, dicevano che li avevo derubati. Ricordo di aver urlato e se non fossero intervenuti i passanti forse non sarei qui”. Diego è stato dimesso lo scorso 19 giugno dall’ospedale civile lagunare dove ha trascorso la notte in seguito alla brutale aggressione avvenuta a Venezia, nei pressi della Taverna di San Trovaso.

Venezia, lo scambiano per borseggiatore e viene aggredito: il racconto di Diego

Diego ha raccontato quei momenti terribili: “Ero appena uscito dal negozio di vetro di mio padre … Ho fatto in tempo a fare l’angolo della fondamenta e mi sono sentito afferrare e strattonare da dietro. Era una donna. Insieme a lei ce n’era un altra, con due giovani, un uomo e un bambino. “Sei un ladro” la loro accusa, “hai afferrato la mia borsa”, ha ripetuto la donna. Ho cercato di difendermi, le ho preso il gomito e le ho risposto che non avevo preso niente. Poi mi hanno spinto a terra e giù calci e botte”. Il giovane in quel momento si trovava al telefono con un amico e non ha avuto né il tempo né il modo di reagire.

L’intervento dei carabinieri

L’interlocutore di Diego al telefono, comprendendo che stesse accadendo qualcosa, ha quindi avvertito le forze dell’ordine. Sono arrivati i carabinieri che hanno liberato il 33enne, procedendo all’identificazione degli aggressori. Il ragazzo, vittima del pestaggio, è stato soccorso e trasportato in idroambulanza al Pronto soccorso del Civile. Diego ora chiede semplicemente giustizia: “Ho denunciato. Con la famiglia abbiamo deciso che andremo avanti fino al punto in cui ne vale la pena. Ma non voglio che siano lasciati liberi di prendere il primo aereo per scappare e ritornare al loro paese”.