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Bimbo nato disabile a Catania: le sentenze

Bimbo nato disabile a Catania: le sentenzevoleva finire il turno

Nasce un bambino disabile perché i medici non hanno voluto fare gli straordinari. La malsanità oggi è all'ordine del giorno in Italia.   Una mamma disperata e traumatizzata di Catania racconta. "Li imploravo di farmi il cesareo, ma loro mi ignoravano. Ora mio figlio è disabile e non so...

Nasce un bambino disabile perché i medici non hanno voluto fare gli straordinari. La malsanità oggi è all’ordine del giorno in Italia.

Una mamma disperata e traumatizzata di Catania racconta. “Li imploravo di farmi il cesareo, ma loro mi ignoravano. Ora mio figlio è disabile e non so ancora un giorno potrà parlare e camminare, non so nemmeno se sente la mia voce”.

La donna doveva partorire e i medici le hanno negato il parto cesareo per evitare lo straordinario e poter così ritornare a casa. La donna oggi, a distanza di un anno e mezzo dalla nascita del suo bambino, chiede che giustizia sia fatta e racconta la sua vicenda al Corriere della Sera: “Per un cesareo da me chiesto e mai effettuato perché quelle signore in camice bianco mi lasciavano sbattere, nonostante i miei dolori, nonostante la sofferenza del piccolo”. Così il piccolino è nato con molte lesioni gravissime, lesioni causate dalla non profesisionalità e dalla mancanza di etica sul lavoro.

Il provvedimento nasce dopo una lunga e approfondita attivita’ investigativa che ha acccertato che il 2 luglio 2015, in occasione del parto di Debora P., alcuni dei sanitari che la assistevano (la Palano e la Currao) per evitare di rimanere a lavorare oltre il proprio orario, non hanno proceduto all’intervento di parto cesareo, nonostante una sofferrenza fetale ampiamente riscontrato e un tracciato che li evidenziava.

Debora, la donna che ha avuto un parto straziante, le cui preghiere ai medici sono state ignorate. Una donna che adesso si ritrova un figlio disabile, donna che ha un lavoro precario e con un marito in disoccupazione. “Crescere un figlio disabile in queste condizioni non è semplice. Viviamo qui, a casa di mia nonna materna. Ospiti. Non so cosa farei senza di lei. Aiutati da lei che fa la babysitter in quelle quattro ore di mia assenza. Aiutati anche da amici, da parenti per sostegni concreti. Ma giuro che un giorno restituiremo tutto”.

La Procura ha già provveduto a sospendere tre ginecologhe dell’ospedale “Santo Bambino”: Amalia Daniela Palano, Gina Currao e Paola Cairone, dovranno restare rispettivamente 4, 6 e 12 mesi lontane dall’attività professionale.

Ancora Debora non può avere una diagnosi dei medici precisa riguardo lo stato di salute di suo figlio: “Mi terrorizza l’ipotesi di tetraparesi spastica con indebolimento del tronco neuroencefalico. Dicono che bisogna aspettare ancora qualche anno per esser sicuri e noi speriamo il meglio, ma intanto passiamo da un medico all’altro, provando terapie, contatti con neuropsichiatri, impegnando tutto quel poco che abbiamo, che raccogliamo, cercando comunque di non fare mancare mai niente al bambino…”.

La donna che non dimenticherà mai quella terribile notte all’ospedale degli orrori, all’ospedale “Santo Bambino”, un ospedale pubblico: “Arrivai convinta di dovere partorire subito. Passavano le ore, ma non facevano niente. Ho chiesto il cesareo alle due dottoresse che si avvicendavano, Palano e Currao. Il travaglio non finiva mai. Era chiaro che stava precipitando il mondo… Poi s’è scoperto che il cordone ombelicale stava strozzando mio figlio, che c’era una sofferenza evidente nei cinque tracciati praticati… Ma s’è scoperto quando le due dottoresse avevano finito il turno, alle ore 13, senza dire niente ai colleghi che subentravano, forse nemmeno alla Paola Cairone che ha poi effettuato una manovra spingendomi l’addome…”.

La manovra di Kristeller è bandita dai protocolli. Dopo il cambio turno ha avuto quasi un parto naturale, ma il danno ormai era fatto.