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Stupri di gruppo, torture e mutilazioni: il dramma delle donne Rohingya

Rohingya

Alcune delle donne del Rohingya, dopo esser fuggite dai feroci attacchi da parte dell'esercito del Myanmar, lasciano terribili testimonianze.

Alcune delle donne del Rohingya, dopo essere riuscite a fuggire dai feroci attacchi da parte dell’esercito del Myanmar, lasciano alcune testimonianze. Certe cose agghiaccianti sarebbe meglio non saperle ma solo conoscendole possiamo fare giustizia. Donne, bambini, anche in tenerissima età, sono stati torturati e picchiati ferocemente. Hanno subito umiliazioni inimmaginabili, e tanti di loro hanno anche perso la vita.

Le origini

Quello che è accaduto è imperdonabile. L’esercito del Myanmar si è abbattuto sul popolo del Rohingya. I Rohingya sono un popolo islamico estremamente povero originario del Bangladesh. Si è insediato nel Myanmar (ex Birmania) ormai da molte generazioni. Sono considerati, ahimè, uno dei popoli più perseguitati al mondo. Loro sono musulmani e vivono in una regione di maggioranza buddhista. Lo stesso Onu ha dichiarato che quest’azione bellica serve soltanto per fare una pulizia etnica. Tante persone hanno ormai abbandonato la zona, fuggendo dai terribili attacchi degli aggressori. Le persone prima però sono state perseguitate e private della loro cittadinanza. In tanti si sono lasciati dietro case dalle quali divampavano fiamme per poi rifugiarsi in campi profughi improvvisati.

Le testimonianze

La 20enne Aysha Begum dichiara di essere stata brutalmente violentata. Racconta che stava cenando insieme alla sua famiglia mentre i soldati sono arrivati nel suo villaggio di Tami, nei pressi della città di Buthidaung e le hanno strappato il figlio dalle braccia. Lo hanno lanciato come se fosse un pallone. La giovane ricorda le terribili violenze sessuali che ogni donna ha dovuto subire. Duravano ore intere. Poi ci fu la fuga che lasciò dietro di se tanti morti sfiniti dalla fatica del duro cammino.

Un’altra testimone è sopravvissuta al massacro avvenuto il 20 agosto a Tula Toli. Attacco ritenuto tra i più brutali dell’esercito birmano. Racconta che tutte le donne sono state separate dai mariti e che questi ultimi sono stati ammazzati ad accoltellate o con la baionetta. In uno straziante sibilo la donna continua raccontando che hanno ammazzato suo figlio tagliandogli la gola. L’hanno poi portata insieme ad altre donne in una stanza e i soldati hanno cominciato a violentarle per ore. Finita la violenza sessuale gli uomini le hanno picchiate a sangue lasciandole tramortite a terra, e non contenti, hanno dato fuoco alla casa. Lei è stata l’unica a svegliarsi e a riuscire a scappare. In questo tragico evento ha perso ben sette membri della sua famiglia.